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27 ottobre, 2025I due fermati hanno tra i 30 e i 40 anni e farebbero parte del commando che ha messo a segno "il furto del secolo". Proseguono le indagini per scovare gli altri due membri del gruppo. Sulla corona persa durante la fuga c'erano 150 campioni di dna
Hanno tra i trenta e i quarant’anni i due arrestati, sospettati di aver fatto parte del commando che ha messo a segno il “furto del secolo” rubando i gioielli al Louvre. Entrambi sono stati fermati sabato sera, 25 ottobre, mentre stavano pianificando la propria fuga: uno di Algeria, l’altro in Mali. Di loro si sanno ancora poche informazioni: una di queste è che entrambi abitano nel quartiere di Aubervilliers, alla periferia Nord di Parigi nella Seine-Saint-Denis, una delle banlieu più problematiche della capitale francese.
Entrambi avrebbero precedenti per furti con scasso e sarebbero ladri esperti: si ipotizza infatti che abbiano agito su commissione. Secondo una prima stima del Louvre, gli otto gioielli rubati avrebbero un valore di 88 milioni di euro.
Alla destrezza e alla “preparazione” criminale del commando fanno da contraltare alcuni errori commessi nella fuga, con alcune “tracce” lasciate durante il colpo che sono diventati subito elementi preziosi per gli inquirenti. Per esempio, sulla corona dell’imperatrice Eugenia persa per strada dopo il furto c’erano campioni di dna e impronte digitali, che sono state esaminate per risalire al profilo dei ladri.
Nella cabina del camion montacarichi, poi, sono stati lasciati un guanto e un casco con alcuni capelli all’interno. Non solo. Sul luogo del furto sono stati dimenticate anche le chiavi del camion e una bottiglia con liquido infiammabile con cui si sarebbe cercato di dare fuoco al mezzo, ma anche dei gilet gialli e un walie-talkie.
Intanto continuano le indagini, con l’obiettivi di rintracciare le altre due persone che hanno fatto parte del commando ed eventuali complici. Il neo-ministro dell’Interno, Laurent Nuñez, ha rivolto le sue “più vive congratulazioni agli investigatori che hanno lavorato senza sosta come avevo loro chiesto, e che hanno sempre avuto la mia fiducia. Ora le indagini devono proseguire rispettando il segreto dell’inchiesta”. Ma la procuratrice Laure Beccuau si scaglia contro chi ha reso pubbliche le notizie degli arresti, per il timore che possano danneggiare le indagini in corso: “Deploro vivamente la divulgazione precipitosa della notizia, che nuocerà alla ricerca sia dei gioielli sia degli altri malfattori”.
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