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7 ottobre, 2025L'eurodeputata di Ave e Peter Magyar non saranno processati in Ungheria, ma le conseguenze della mancata revoca dell'immunità potrebbero essere diverse per Roma e Budapest
Il problema Ilaria Salis è risolto. L’europarlamentare italiana ha visto respinta la richiesta di rimuovere l’immunità parlamentare e di essere processata in Ungheria per un solo voto di scarto: 306 voti a 305. E nella stessa seduta il parlamento europeo ha respinto anche la richiesta di rimozione dell’immunità per Peter Magyar l’oppositore conservatore di Viktor Orban, accusato di avere gettato nel fiume il telefonino di un manifestante. Da notare che è lui l’uomo in testa ai sondaggi al posto di Orban per la prima volta in 15 anni, a pochi mesi dal voto di primavera.
L'eurodeputato di Fratelli d’Italia Nicola Procaccini si è scagliato ovviamente contro la decisione del parlamento europeo, difendendo Budapest: « Accusata di violazione del diritto, oggi ha subito lei una gravissima violazione dello stato di diritto. Insomma, chi rientra nell'accordo politico generale ha la licenzia di fare male agli altri».
Ma non tutto è come sembra. Nel caso di Salis, il voto era segreto. Su 628 votanti 17 si sono astenuti, 92 erano assenti. Il blocco di centro sinistra al completo conta 312 deputati. Inevitabile quindi che ci siano stati diversi franchi tiratori (tra i 40 e i 50) nelle file di Fratelli d’Italia e del suo gruppo dei Conservatori oltre che tra i ranghi dei popolari, tra cui gli otto di Forza Italia e uno della SVP, ma anche dei popolari ungheresi e polacchi. D’altronde per il governo italiano trovarsi a gestire il caso Ilaria Salis deportata in manette a Budapest, ammesso che Parigi le avrebbe concesso l’estradizione da Strasburgo (visto che il mandato di cattura internazionale era già stato presentato dagli ungheresi ai francesi) con conseguenti manifestazioni di piazza e polemiche infinite in televisione non sarebbe stata una passeggiata, come ammettono alcuni eurodeputati informalmente.
Per l’Italia è andata bene così: la destra può fare propaganda contro Bruxelles, Salis è salva, la sinistra porta a casa un successo, il governo può chiudere il file. Per l’Ungheria invece la situazione è più complessa. Orban può accusare Bruxelles di avere in modo ipocrita impedito a una “pericolosa estremista di sinistra” di essere giudicata mentre accusa Budapest di politicizzare il sistema di giustizia. Se da una parte a Magyar non potrà essere impedito di fare campagna elettorale anziché essere sbattuto in cella (come è successo al sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, rivale di Recep Tayyip Erdogan in Turchia), dall’altra Orban potrà dire che Bruxelles favorisce i suoi avversari politici. «Fino a oggi era indietro nei sondaggi», dice un europarlamentare in forma anonima: «Adesso guarda come con questa storia Orban non finirà per rimontare». Di certo non c’è nulla. Ma in pochi dubitano che i voti sull’immunità non avessero enormi conseguenze politiche. Per ambo gli schieramenti.
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