Mondo
4 novembre, 2025È il giorno del voto nella Grande Mela: le urne chiuderanno alle 3 di notte (ora italiana). Il presidente Usa torna ad attaccare il candidato dem. E contro Mamdani si schiera anche il console israeliano: "Sarebbe un pericolo per la comunità ebraica"
Che quelle di New York non siano semplici elezioni “locali” lo si capisce non solo dalle dimensioni della metropoli — oltre otto milioni e mezzo di abitanti — ma dal grado di attivismo (e di nervosismo) di Donald Trump. Che, a qualche ora dall’apertura delle urne, è tornato ancora ad attaccare e a minacciare il favorito Zohran Mamdani. Con un’invasione di campo senza precedenti.
“Se il candidato comunista Zohran Mamdani vincesse le elezioni a sindaco di New York — scrive in un lungo post su Truth — è altamente improbabile che io contribuisca con fondi federali, se non per il minimo indispensabile, alla mia amata prima casa, perché, come comunista, questa città un tempo grande ha zero possibilità di successo, o addirittura di sopravvivenza!”. I soldi come leva politica, il taglio di fondi come clava contro l’astro nascente della sinistra americana.
Certo, Mamdani parla ai newyorkesi. E lo fa avanzando misure di una radicalità su cui il Partito democratico americano ultimamente non ha avuto il coraggio di spingersi: dal congelamento del prezzo degli affitti per quattro anni fino agli autobus gratis e assistenza all’infanzia garantita per tutti, proponendo di far pagare più tasse all’1% degli abitanti più ricchi della Grande Mela. Ma quella dell’outsider Mamdani, spinto da Bernie Sanders e da Alexandria Ocasio-Cortez, e ora appoggiato anche da Barack Obama, è una sfida che presto potrebbe spostarsi anche sul terreno federale.
Trump, per scongiurare che un “comunista” guidi New York, è arrivato ad appoggiare addirittura l’ex governatore democratico Andrew Cuomo (lo ha fatto anche Elon Musk). Ed è tornato, come fatto più di una volta in campagna elettorale, ad evocare disastri qualora Mamdani vincesse le elezioni. "La situazione può solo peggiorare con un comunista al timone, e non voglio, come presidente, inviare soldi buoni dopo quelli cattivi. È mio dovere governare la nazione — prosegue Trump —, ed è mia ferma convinzione che New York City sarebbe un completo e totale disastro economico e sociale se Mamdani vincesse. I suoi principi sono stati messi alla prova per oltre mille anni, e non hanno mai avuto successo. Preferirei di gran lunga veder vincere un democratico, con una storia di successi, piuttosto che un comunista senza esperienza e con una storia di completi e totali fallimenti”.
E contro Mamdani sono arrivati anche gli attacchi del console generale israeliano a New York, Ofi Akunis, secondo cui il candidato socialista rappresenta "chiaro e immediato pericolo per la comunità ebraica”, una “minaccia chiara e immediata per le istituzioni ebraiche e le sinagoghe, la maggior parte delle quali sono sorvegliate dal dipartimento di Polizia di New York”. Secondo il console, permetterebbe a dimostranti che definisce esplicitamente "pro terroristi", che sono "erroneamente definite qui come pro palestinesi", di marciare e provocare rivolte nelle strade della città.
Basterà questa campagna martellante a fermare l’onda di Mamdani? Presto per dirlo. Finora, con il meccanismo dell’early voting, hanno votato già 735mila abitanti della Grande Mela. Per i restanti che si recheranno tradizionalmente alle urne, si vota oggi — 4 novembre — dalle 6 alle 21 ore locali (dalle 12 alle 3 di notte, in Italia), con i risultati che dovrebbero sapersi già dopo un’ora dalla chiusura dei seggi. Quando si saprà se a trionfare sarà stato il “comunista” o Cuomo, il “cattivo democratico” (cit. Trump).
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
Schiava virtuale - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì 31 ottobre, è disponibile in edicola e in app



