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17 dicembre, 2025Il dato è di Save The Children che colloca quella via mare a Sud dell’Ue in cima alla lista delle rotte più pericolose. Il rapporto Traversing Danger pubblicato per la giornata internazionale del migrante
Il Mediterraneo è una gigantesca tomba dei bambini migranti. L’analisi “Traversing Danger” di Save the Children rivela che la metà dei minori che ha perso la vita lungo le rotte migratorie nel 2025 è morta annegata. E l’anno che sta per finire segna anche un record di decessi, delle quasi novemila vittime, 278 sono minori. Centrotrentasei quelli morti in mare. Si tratta di dati inevitabilmente sottostimati, perché, spiega Save The Children, si contano soltanto coloro che sono stati trovati e identificati. I dispersi sfuggono a qualsiasi conteggio.
Alla vigilia della Giornata internazionale del migrante del 18 dicembre, l’Organizzazione sottolinea l’urgenza di garantire percorsi sicuri e regolari per i minori in fuga, di scongiurarne la detenzione, di vincolare i finanziamenti per la gestione del fenomeno migratorio al rispetto di standard di tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, di investire in servizi di salute mentale e protezione lungo tutte le rotte migratorie.
Il dato sul Mediterraneo si colloca in cima all’elenco delle rotte più pericolose ininterrottamente dal 2016. Segno che la stretta sostenuta dall’Unione Europea e le politiche di deterrenza intraprese con la collaborazione dei Paesi del Nord Africa non produce altro che alternative ai flussi, incrementando i rischi. Rotte migratorie sempre più invisibili e pericolose, espongono i minori all’estremo e a trattamenti inumani, a partire dalla reclusione come si trattasse di adulti.
Nel rapporto Traversing Danger sono contenuti i racconti dei minori sopravvissuti che hanno riferito di estorsioni, violenze e abusi, incluso lo sfruttamento sessuale, in ogni fase del viaggio, proseguiti anche dopo il respingimento e con impatti devastanti sulla salute mentale. Alcuni di loro sono stati costretti ad assumere il ruolo di timonieri delle imbarcazioni, con il risultato dell’arresto come scafisti al loro arrivo, indipendentemente dall’età e dalla loro versione dei fatti.
Un quadro allarmante a cui fa da specchio il taglio ai programmi di protezione che compromettono la possibilità di intervento e assistenza alla frontiera dei minori vulnerabili.
Lungo il Mediterraneo i flussi seguono diverse destinazioni. La rotta migratoria dalla Libia alla Grecia rappresenta il 42% degli arrivi via mare verso Creta che segna un aumento del 350% rispetto al 2024. I principali Paesi di provenienza sono Egitto (47%), Sudan (27%), Bangladesh (19%), ma anche Eritrea, Sud Sudan e Yemen. I minori rappresentano più di un quinto degli arrivi e il 30% di loro ha intrapreso il viaggio da solo o è stato separato dalla famiglia.
Dall’inizio del conflitto in Sudan (aprile 2023) sono arrivate in Egitto 1,5 milioni di persone. Di questi, fino a settembre 2025, il 73,6% erano donne e bambini. Dall’Egitto, i minori hanno proseguito per la Libia o si sono imbarcati direttamente per la Grecia. La rotta balcanica è un altro snodo centrale per la migrazione verso l’Ue. I minori costituiscono il 15% del totale degli arrivi in Serbia e Bosnia Erzegovina, il 9,5% di loro è costituito da minori non accompagnati o separati.
Save the Children punta l’indice sul Regolamento Rimpatri. Per l’Organizzazione l’approccio indebolisce le garanzie, consentendo trasferimenti in “hub di rimpatrio” e riducendo tutele essenziali come assistenza legale e informazione. In vista dell’attuazione del Patto europeo su Migrazione e Asilo, Save the Children chiede di vietare la detenzione dei minori, soli o con le famiglie, e di assicurare un sistema di accoglienza dignitoso e adeguato.
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