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18 dicembre, 2025Nuove misure di Washington contro la Corte de L'Aja, che negli scorsi giorni ha bocciato il ricorso di Tel Aviv contro i mandati d'arresto nei confronti del premier israeliano e dell'ex ministro della Difesa: "Creato un precedente pericoloso per tutte le nazioni"
Gli Stati Uniti hanno annunciato nuove sanzioni contro due giudici della Corte penale internazionale (Cpi) coinvolti nel procedimento avviato nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. La decisione è stata comunicata dal segretario di Stato americano Marco Rubio.
I magistrati colpiti dalle misure sono Gocha Lordkipanidze, di nazionalità georgiana, ed Erdenebalsuren Damdin, cittadino mongolo. Secondo quanto riferito, entrambi hanno votato a favore del rigetto dell’appello presentato da Israele contro le decisioni della Corte.
“Oggi indico due giudici della Corte penale internazionale (Cpi), Gocha Lordkipanidze della Georgia ed Erdenebalsuren Damdin della Mongolia, ai sensi dell’Ordine esecutivo 14203, ‘Imposizione di sanzioni alla Corte penale internazionale’”, si legge nella nota. Rubio sottolinea che i due giudici “hanno partecipato direttamente alle iniziative della Cpi volte a indagare, arrestare, detenere o perseguire cittadini israeliani senza il consenso di Israele”, ricordando inoltre il loro voto a favore della sentenza con cui la Corte ha respinto il ricorso israeliano presentato il 15 dicembre.
Nella dichiarazione, il segretario di Stato accusa la Cpi di aver “continuato a intraprendere azioni politicizzate contro Israele” e di aver “creato un pericoloso precedente per tutte le nazioni”. “Non tollereremo gli abusi di potere della Corte penale internazionale che violano la sovranità degli Stati Uniti e di Israele e sottopongono ingiustamente cittadini statunitensi e israeliani alla giurisdizione della Corte penale internazionale”, afferma Rubio.
Il capo della diplomazia americana ribadisce infine la posizione di Washington: “Il nostro messaggio alla Corte è stato chiaro: gli Stati Uniti e Israele non sono parti dello Statuto di Roma e quindi rifiutano la giurisdizione della Corte penale internazionale”. Rubio conclude avvertendo che gli Stati Uniti “continueranno a rispondere con conseguenze significative e tangibili alle azioni legali e agli abusi della Corte penale internazionale”.
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