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18 dicembre, 2025Il discorso autocelebrativo del presidente Usa, che attacca e dà la colpa ai predecessori citando (ma i dati che cita non sempre sono realistici). E promette un boom economico nel 2026, che sarà "l'anno più grande della storia"
Venti minuti, senza pause, per dire sostanzialmente che, con lui, l’America è tornata. Donald Trump parla alla nazione in un discorso pre-natalizio che è il secondo tempo di quanto fatto recentemente in Pennsylvania, con cui ha aperto la sua campagna elettorale in vista delle elezioni di mid-term quando potrà misurare il proprio consenso. Mentre i sondaggi interni lo danno al livello di popolarità più basso (36%) da quando è tornato alla presidenza.
Il dito è puntato contro i suoi predecessori e, nello specifico, contro Joe Biden. “Undici mesi fa ho ereditato un disastro e ora lo sto risolvendo”, ha esordito dalla Diplomatic Reception Room. I temi toccati sono principalmente di politica interna - economia, occupazione, sicurezza, caso Epstein - e quelli esteri sono declinati in chiave domestica. È tornato il refrain già ripetuto in altre occasioni - “Ho messo fine a otto guerre” - e di aver riportato la pace in Medio Oriente "per la prima volta in 3.000 anni”.
Sui migranti, si presenta come il presidente che ha fermato l’invasione. "Non ci serviva una nuova legge come ha detto Biden, serviva un nuovo presidente e così è stato. Abbiamo iniziato le deportazioni. Washington non è mai stata così sicura e stiamo distinguendo i cartelli della droga. L’arrivo della droga è diminuito del 94%”. Imputa a “sleepy Joe” di aver fatto “entrare” 25 milioni di persone che “hanno invaso il nostro Paese”. Poco importa che i dati dicono che i migranti sotto la precedente amministrazione siano stati meno della metà, 12 milioni, e che la maggior parte sia stata fatta tornare indietro.
L’economia americana, rivendica ancora Trump, ora “comincia a funzionare. Sto facendo scendere i prezzi e lo sto facendo molto velocemente", ha detto ricordando che l’inflazione non è mai stata così bassa e il tasso d’occupazione è mai salito così tanto. "Sotto Biden la maggior parte dei posti di lavoro sono andati ai migranti. Noi abbiamo creato posti di lavoro al 100% per cittadini nati in America”. Anche qui, i dati raccontano una realtà parzialmente diversa: l’inflazione a settembre è tornata al 3%, allo stesso livello dello scorso gennaio - colpa dei dazi? Per il presidente della Fed, Jerome Powell, sì - e la disoccuazione a novembre è salita al 4,6% rispetto al 4% di undici mesi fa, quando Trump è tornato alla Casa Bianca.
I dazi, appunto. Criticati dai vertici delle istituzioni indipendenti americane, lodate da Trump. "Abbiamo attirato 18 miliardi di investimenti. Questo è stato possibile grazie alle tariffe. In passato altri Paesi le hanno usate contro di noi. Ma ora basta. Le aziende sanno che se aprono qui non le pagano e le stiamo attirando”. "Sotto Biden - ha aggiunto, citando per l’ennesima volta l’ex presidente Usa - i salari sono scesi di 3 mila dollari, con me sono saliti di 1.300 dollari. Per la prima volta in anni l’inflazione aumenta meno dell’aumento dei salari”. Il 2026, ha promesso il tycoon, sarà "il più grande della storia”.
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