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23 dicembre, 2025Non svanisce il vecchio "sogno" israeliano di continuare a occupare la Striscia, nonostante la seconda fase dell'accordo preveda il ritiro delle truppe dall'enclave. L'annuncio ora arriva direttamente da uno dei principali esponenti del governo Netanyahu
Chi credeva che la fragile tregua a Gaza fosse la premessa per un progressivo ritiro di Israele dalla Striscia dovrà ricredersi. Almeno a sentire le parole pronunciate non da un qualsiasi cittadino israeliano, ma direttamente dal ministro della Difesa Israel Katz. Che, durante una cerimonia nell’insediamento di Beit El, nella Cisgiordania occupata, ha svelato i piani per il futuro dell’enclave palestinese: "Con l'aiuto di Dio, quando verrà il momento, istituiremo anche gruppi pionieri nel Nord di Gaza, al posto degli insediamenti che sono stati evacuati”.
Poco importa che la stessa seconda fase dell’accordo proposto da Donald Trump preveda il ritiro completo dalla Striscia delle truppe israeliane. Finora, secondo i nuovi “confini” tracciati dalla cosiddetta Linea gialla - area interdetta ai civili palestinesi - Israele continua ad avere il controllo del 53% di Gaza.
La prima fase dell’accordo su Gaza, entrata in vigore il 10 ottobre, prevedeva una tregua nei combattimenti e la liberazione di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas, insieme al rilascio dei prigionieri palestinesi da parte di Israele. L’intesa includeva anche l’autorizzazione all’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia. Tuttavia, le operazioni militari israeliane non si sono mai completamente interrotte: i droni continuano a sorvolare l’area e le truppe aprono il fuoco contro chi viene ritenuto troppo vicino alle zone controllate. Secondo gli ultimi dati disponibili, i morti a Gaza dall'avvio della tregua sono quasi 400.
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