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29 dicembre, 2025Dopo la chiamata con Putin e poi l'incontro con Zelensky, per il presidente degli Stati Uniti "l'accordo è pronto al 95%". Ma è ancora stallo su territori e controllo della centrale nucleare più grande d'Europa
Prima la lunga chiamata con Vladimir Putin, poi il faccia a faccia con Volodymyr Zelensky - il settimo degli ultimi mesi - a Mar-a-Lago. Infine, la videocall con i leader europei. Alla fine di una giornata ad alto tasso di attivismo, secondo Donald Trump l’accordo per la pace in Ucraina è “vicino, vicinissimo”. “Abbiamo fatto grandi progressi - ha detto il presidente Usa - l’accordo è pronto al 95%”. Eppure, nonostante l’ottimismo ostentato da Trump, sono ancora tanti i nodi da sciogliere.
I venti punti della bozza presentata da Zelensky a Trump, dopo settimane di lavoro intenso in raccordo con le cancellerie europee, è per Kiev il “miglior tentativo di porre fine alla guerra con la Russia”. Ma lo stesso presidente ucraino ha ammesso l’esistenza di questioni ancora irrisolte. Territoriali, innanzitutto. Con il Donbass - rivendicato dal primo giorno da Mosca (e ora quasi totalmente occupato) - che continua a essere “una questione difficile” perché “abbiamo posizioni diverse con la Russia”, ha ribadito Zelensky. “Non direi che su questo punto c'è accordo - ha confermato Trump - ma ci stiamo avvicinando. È un grosso problema ma siamo più vicini di quanto probabilmente fossimo. Ci stiamo muovendo nella giusta direzione", ha spiegato il presidente americano. Sul Donbass, ha ribadito ieri Putin, Zelensky deve prendere “una decisione rapida”. Mosca lo rivendica interamente, Zelensky ha controproposto la creazione di una zona demilitarizzata che includa anche i territori in mano all’esercito russo.
Altro nodo irrisolto è quello del controllo e dello sfruttamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, attualmente sotto controllo russo. Trump ha ipotizzato una gestione condivisa dell’impianto tra Stati Uniti, Ucraina e Russia, con una ripartizione dei profitti. Una soluzione che Kiev ha però respinto: Zelensky ha escluso qualsiasi forma di co-gestione con Mosca, proponendo in alternativa una joint venture tra Ucraina e Stati Uniti. In questo schema, Washington avrebbe la possibilità di gestire la propria quota di ricavi anche nel quadro di eventuali intese separate con la Russia.
Sulla necessità che l’Ucraina abbia solide garanzie di sicurezza - si parla di un meccanismo simil articolo 5 della Nato e un esercito di 800 mila uomini per Kiev - sembrerebbero concordare sia americani che europei. "Ci sarà un'intesa sulla sicurezza. Sarà un accordo solido - ha detto Trump -. Le nazioni europee sono coinvolte in questo”.
Sia Zelensky sia Putin, per Trump, "vogliono un accordo" e ci sono gli "elementi per raggiungerlo. Siamo nelle fasi finali dei colloqui. O la guerra finirà o andrà avanti per molto tempo. Il presidente Usa ha ribadito in conferenza stampa che, “se le cose vanno bene, fra poche settimane ci potrebbe essere” un accordo”. Intanto, quel che è certo è che da un punto di vista diplomatico il prossimo step sarà ormai a gennaio quando, come annunciato ieri dal presidente francese Emmanuel Macron, si incontreranno i cosiddetti Volenterosi per coordinare la risposta europea - per lo meno, degli Stati più attivi al fianco di Kiev - nelle trattative in corso.
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