Un guaio digitale
Argentina, il criptopresidente Javier Milei batte moneta e truffa i risparmiatori
Con un annuncio su X ha lanciato la $Libra. Il titolo è schizzato e ha fatto incetta di depositi dei cittadini. Poi è crollato. E il leader ha cancellato il post. Poi è intervenuto: "Avete rischiato e perso, succede"
C’è un vero cripto-gate che scuote l’Argentina. Protagonista il presidente Javier Milei, particolarmente sensibile al mondo delle monete virtuali, passione che condivide con Donald Trump e Nayib Bukele del Salvador. Venerdì 14 febbraio lancia un post sul suo account X e promuove una nuova moneta: la $Libra. La cosa ha immediatamente successo. Grazie ai suoi 3,8 milioni di follower, il leader dell’estrema destra attira migliaia di investitori che decidono di giocarsi i propri risparmi. Nel post sul social, Milei annunciava: “Il mondo vuole investire in Argentina” e includeva un link chiamato “Progetto Viva la Libertad” con un chiaro riferimento allo slogan “Viva la libertad, carajo” con cui il massimo esponente di Libertad Avanza è solito chiudere i suoi comizi. Erano bastati questi due rifermenti per garantire la fondatezza del messaggio e una chiara garanzia del suo successo nella Borsa virtuale. L’asset è balzato alle stelle ed è cresciuto in modo esponenziale nel giro di pochi minuti. Quindi, con il passare delle ore, è crollato a zero.
Milei è stato sommerso di critiche, tanto che poco prima della mezzanotte dello stesso venerdì ha pensato bene di cancellare il post. Tuttavia, il danno era stato fatto. Chi aveva investito i suoi soldi nella nuova moneta virtuale si è trovato di colpo a secco. I guadagni sono spariti in pochi minuti. Disperazione e nuove proteste. Il presidente ha accusato il colpo: “Mi spiace, non avevo familiarità con il progetto”. Una scusa che ha fatto infuriare ancora di più le decine di migliaia di investitori che chiedevano spiegazioni e iniziavano a pensare che ci fosse stata una volontaria speculazione sui loro portafogli. Solo tre giorni dopo, Milei ha ammesso in un’intervista. “Mi hanno schiaffeggiato”. Ma ha negato di aver commesso un errore. Si è rivolto, un po’ beffardo, agli investitori: “Avete rischiato e avete perso. Se vai al casinò a perdi soldi, qual è il risarcimento?”.
Ma la risposta è stata accolta come un’accusa. Molti degli investitori si sono rivolti al Tribunale e con l’aiuto di studi legali hanno avviato delle cause per chiedere un risarcimento. L’opposizione è andata oltre. Ha proposto una mozione per avviare la procedura di impeachment che adesso giace in Parlamento. Sarà difficile che passi: servono 2/3 dei voti della Camera dei Deputati. Milei non scherzava affatto quando ha lanciato il suo progetto monetario. Si trattava in realtà del classico memecoin: una criptovaluta creata senza asset sottostanti in grado di sostenerla e il cui valore dipende solo da una persona molto popolare, in questo caso il controverso ma seguitissimo presidente, che ispira fiducia e attrae investitori. Adesso l’anarcocapitalista è stato denunciato per presunta associazione a delinquere volta a perpetuare una mega truffa con perdite per oltre 40 mila investitori.
Lo scandalo ha fatto crollare la Borsa che ha chiuso con un calo del 5,6 per cento. Il governo si difende e sostiene di essere stato a sua volta truffato. L’ufficio anticorruzione ha avviato l’apertura di un’indagine per determinare “se vi sia stata una condotta impropria da parte di un membro del governo nazionale, compreso il presidente”. Ma Milei si sente al sicuro. Lunedì 17, alla riapertura di mercati e dopo aver avuto il sostegno sia di Trump sia di Bukele, ha rintuzzato le critiche. “Sono trader di volatilità”, si è giustificato, “si può perdere o si può vincere. È come se qualcuno giocasse alla roulette russa e venisse colpito da un proiettile”. Il colpo nel tamburo è esploso ma ha freddato 40 mila ignari argentini. Non certo chi li guida.