L’accordo telefonico tra il presidente americano Donald Trump e quello russo Vladimir Putin prevedeva una tregua, ma solo per i bombardamenti sulle infrastrutture e le centrali energetiche ucraine. Tuttavia, nella notte tra il 18 e il 19 marzo, a qualche ora dalla telefonata tra i due leader, le forze russe – secondo quanto ha reso noto l’Aeronautica ucraina – hanno attaccato l’Ucraina con due missili balistici Iskander-M, quattro missili antiaerei S-300 e 145 droni. Kiev ha denunciato che Mosca ha colpito il sistema elettrico che alimenta le ferrovie ucraine nella regione centrale di Dnipropetrovsk. “Questa è la pausa negli attacchi sulle infrastrutture energetiche eseguita dal nostro nemico”, ha attaccato la compagnia ferroviaria statale ucraina, Ukrzaliznytsya. Anche Kiev ha colpito nella notte la Russia dove, come ha affermato il ministero della Difesa, sono stati abbattuti 57 droni ucraini nelle regioni di Orël, Tula, Bryansk, Kursk e sulle acque del Mar d'Azov. Il confronto militare, quindi, va avanti in attesa che la diplomazia faccia i propri passi: i prossimi da domenica 23 marzo a Gedda, dove riprenderanno i colloqui Usa-Russia per un cessate il fuoco. Dopo aver aspettato qualche ora prima di commentare l’esito della telefonata, e dopo essersi detto pronto per “una conversazione con Trump” per capire “i dettagli” e dare “la nostra risposta”, dalla Finlandia Volodymyr Zelensky ha ribadito ancora una volta di non credere alle intenzioni di Putin.
"Non siamo un'insalata nel menù di Putin"
“Non siamo un’insalata o una composta da mettere nel menù di Putin, nonostante il suo appetito”. Nel suo consueto messaggio serale su Telegram, Zelensky ha raffreddato gli entusiasmi intorno alla chiamata tra Trump e Putin. “L’Ucraina è pronta a compiere i passi necessari, ma ora deve essere la Russia a dimostrare la sua volontà, perché è proprio la Russia a prolungare la guerra e a dimostrare che la guerra serve solo a Mosca. Ora – ha sottolineato il leader ucraino, parlando nella tarda serata del 18 marzo – ci sono circa 40 droni Shaheed nel nostro cielo, la difesa aerea è in funzione. Purtroppo, ci sono anche danni alle infrastrutture civili. Sono questi attacchi notturni della Russia a distruggere il nostro sistema energetico, le nostre infrastrutture e la vita normale degli ucraini. E il fatto che questa notte non abbia fatto eccezione dimostra che dobbiamo continuare a fare pressione sulla Russia affinché raggiunga la pace”. “Oggi Putin ha di fatto respinto la proposta di un cessate il fuoco completo – ha ribadito ancora Zelensky – Sarebbe giusto che il mondo rispondesse respingendo qualsiasi tentativo di Putin di prolungare la guerra. Servono sanzioni contro la Russia. Aiuti all'Ucraina. Rafforzare gli alleati nel mondo libero e lavorare per garantire la sicurezza. E solo una reale cessazione degli attacchi alle infrastrutture civili da parte della Russia, come dimostrazione della volontà di porre fine a questa guerra, potrà avvicinare la pace”.
Kallas: "Inaccettabile stop a sostegno militare"
Gli aiuti all’Ucraina, che Zelensky continua a chiedere agli alleati, sono uno dei punti centrali delle richiesta di Putin, che ha chiesto alla controparte americana (e tramite lei a tutti i partners occidentali di Kiev) di sospendere immediatamente qualsiasi tipo di fornitura per Kiev, militare e d’intelligence. Immediatamente dopo la telefonata tra i due leader, il presidente francese Emmanuel Macron ha “deciso di sbloccare una nuova tranche di aiuti sulla base dei beni russi congelati”. Il no allo stop degli aiuti è arrivato anche dall’Alto rappresentante Ue, Kaja Kallas, secondo cui l’Europa “non può accettare” la fine del flusso di armi. “Abbiamo visto quel che è successo con Minsk 1 e 2: se Mosca ottiene il divieto di fornire aiuti militari all’Ucraina sarà ibera di continuare perché gli ucraini non potranno difendersi da soli; quindi, è chiaro che non può funzionare. La garanzia più forte – ha spiegato Kallas – è un esercito ucraino forte. Se si leggono i due resoconti della telefonata, è chiaro che la Russia non vuole fare concessioni. Mi risulta che la Russia abbia detto che ci sono stati colloqui sugli aiuti militari all'Ucraina, mentre Trump dice di no, che questo non è stato discusso. Ciò dimostra – ha concluso l’Alta rappresentante – anche che della Russia non ci si può fidare”.
Colloqui a Gedda dal 23 marzo
Intanto domenica 23 marzo, nella città saudita di Gedda, riprenderanno i colloqui tra le delegazioni statunitense e russe, a cui parteciperanno anche il segretario di Stato americano Marco Rubio e il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz. In un’intervista rilasciata a Fox News, l’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, riferendosi al cessate il fuoco sulle infrastrutture energetica e sugli obiettivi nel mar Nero ha affermato: “Penso che entrambi siano ora concordato con i russi. Sono fiducioso che gli ucraini saranno d’accordo”. Anche la Cina è intervenuta sul colloquio tra Trump e Putin, accogliendo con favore tutti gli sforzi verso il cessate il fuoco. “La parte cinese ha sostenuto la risoluzione della crisi attraverso il dialogo e la negoziazione fin dall’inizio – ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, parlando nel corso del briefing quotidiano –. Accogliamo con favore tutti gli sforzi verso il cessate il fuoco e lo consideriamo un passo necessario per raggiungere la pace”.