“L’Europa deve entrare nella corsa agli armamenti iniziata dalla Russia e vincerla”. Prima ancora di entrare nell’aula del Consiglio europeo, che presiede per questo semestre, il premier polacco Donald Tusk ha parlato con i giornalisti, ammettendo che “tutti (i Paesi Ue, ndr) ormai sono determinati ad accettare la sfida”. Per farlo, “vale la pena” prendere in considerazione anche la proposta della Francia dell'ampliamento della possibilità di deterrenza nucleare, ha affermato, riferendosi all’ipotesi lanciata durante il discorso che l’inquilino dell’Eliseo ha rivolto ieri sera, 5 marzo, ai cittadini francesi in diretta televisiva.
Secondo un’indiscrezione del Der Spiegel, il governo della Germania avrebbe avviato contatti con Francia e Regno Unito sull'ombrello nucleare molto più intensi di quanto dichiarato sino ad oggi. Il piano tedesco prevederebbe di dotare una protezione fatta da armi nucleari e convenzionali, quest'ultime gestite proprio dalla Germania. Il settimanale tedesco riferisce anche che i francesi, però, vedono questa proposta con scetticismo, perché la deterrenza si esercita per definizione solo tramite armi nucleari.
“Gli Stati Uniti sono oggi un partner più esigente, ma rafforzando la nostra difesa possiamo contribuire a migliorare le relazioni transatlantiche. Mantenere la Nato e la nostra alleanza con gli Stati Uniti deve restare la nostra priorità assoluta”, ha aggiunto Tusk, condividendo con Macron il tentativo di allentare la tensione con gli Usa, restando però con lo sguardo vigile sui cambi d’umore della nuova amministrazione Trump. Il discorso del presidente francese, intanto, continua a provocare il nervosismo del Cremlino: il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha paragonato Macron a Napoleone e Hitler, sostenendo che “loro affermavano apertamente di voler conquistare e sconfiggere" la Russia, mentre Macron "apparentemente vuole la stessa cosa, ma dice che è necessario combattere la Russia affinché non sconfigga la Francia" e che "la Russia rappresenta un pericolo per la Francia e l'Europa".
Sul tema degli armamenti la presidente della Commissione europea non è da meno. Ursula von der Leyen, in punto stampa congiunto con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha detto di volere una pace “con la forza”, come testimonia il piano di riarmo dell’Europa già presentato: “Questo è un momento spartiacque per l'Europa e l'Ucraina come parte della nostra famiglia europea. È anche un momento spartiacque per l'Ucraina. L'Europa affronta un pericolo concreto e presente, e quindi l'Europa deve essere in grado di proteggersi, di difendersi, così come dobbiamo mettere l'Ucraina in una posizione per proteggersi e spingere per una pace duratura e giusta”, ha dichiarato von der Leyen, ringraziando anche Zelensky per essere volato a Bruxelles: “È un momento molto importante per dimostrare che siamo al fianco dell'Ucraina per tutto il tempo necessario”.
In risposta, il presidente ucraino non ha mancato di mostrare la sua gratitudine verso l’impegno che l’Unione europea ha dimostrato e continua a dimostra per la difesa di Kiev: “Siamo molto grati di non essere soli. E queste non sono solo parole. Sentiamo che è molto importante che abbiate dato un forte segnale al popolo ucraino, ai guerrieri ucraini, ai civili, a tutte le nostre famiglie. Ed è fantastico che non siamo soli. Lo sentiamo e lo sappiamo. Grazie mille per tutto”. Il vertice di oggi servirà per “prendere decisioni concrete e dare risultati, per costruire la difesa e la sicurezza europea. E spendere meglio”, ha dichiarato Costa.
Il ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani, si è invece detto più scettico della possibilità di garantire una pace giusta e duratura all’Ucraina (e all’Europa) senza l’America di Donald Trump: “Innanzitutto dobbiamo essere realistici e non mandare l'Europa in rotta di collisione con gli Stati Uniti: mi sembra assolutamente impossibile pensare di garantire la sicurezza dell'Ucraina e dell'Europa senza la Nato. È fondamentale: senza gli Stati Uniti non si può fare”, ha dichiarato Tajani dopo l'incontro con von der Leyen al pre-vertice dei leader politici e capi di governo del Ppe, a cui entrambi appartengono.
Il piano di riarmo dell’Unione prevede un investimento consistente, pari a 800 miliardi di euro. La Germania, a differenza di Austria e Paesi Bassi, ancora contrari alla revisione del patto di stabilità e delle regole Ue, si è detta pronta ad accettare delle modifiche richieste da Bruxelles per trovare nuovi fondi per la difesa. “Sono favorevole” all'idea di consentire agli Stati Ue di “espandere i loro sforzi di difesa senza essere ostacolati dalle norme europee per quanto riguarda il loro quadro fiscale. Non solo per i prossimi uno o due anni, ma per garantire a lungo termine che gli Stati possano spendere per la difesa quanto loro e i loro amici e alleati ritengono opportuno. Per questo che dobbiamo apportare cambiamenti a lungo termine al quadro normativo europeo, sulla falsariga di quanto stiamo attualmente discutendo in Germania”, ha affermato il cancelliere tedesco uscente, Olaf Scholz.
Il tema dell’invio di contingenti europei a difesa dei confini ucraini provoca molte divisioni tra ventisette Stati membri, che potrebbero acuirsi ancora di più dopo le osservazioni del ministro degli Esteri russo: “Considereremo la presenza di queste truppe europee sul territorio ucraino allo stesso modo in cui abbiamo valutato la potenziale presenza della Nato”. Lavrov ha quindi affermato che quest’operazione non sarà accettata da Mosca, perché qualsiasi siano le bandiere dei contingenti che accompagneranno quella blu e gialla per mantenere la pace a Kiev, si tratterà comunque di truppe appartenenti ai Paesi della Nato. Motivo per cui la Russia non vede «alcun compromesso» possibile sull'ipotesi di un dispiegamento di truppe europee. Anche la Turchia si è detta pronta a schierare le proprie truppe in Ucraina, «se necessario».