Dopo oltre due mesi di blocco totale, Israele consente il transito limitato di aiuti umanitari. Il premier: "Per completare la vittoria, non dobbiamo arrivare a una situazione di carestia, né dal punto di vista pratico, né da quello diplomatico. Nessuno ci sosterrebbe"

Gaza, Netanyahu: "Prenderemo il controllo della Striscia". Nuova operazione a Khan Yunis: "Evacuare immediatamente, l'Idf lancerà un'offensiva senza precedenti"

Dopo oltre due mesi di blocco totale, Israele ha annunciato la ripresa dell’ingresso a Gaza di una "quantità base" di aiuti umanitari, soprattutto cibo, con l'obiettivo dichiarato di evitare una carestia. “Abbiamo intenzione di prendere il controllo di tutta la Striscia, è quello che faremo", ha detto il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu. Ma per completare la vittoria, sconfiggere Hamas e liberare i nostri ostaggi, non dobbiamo arrivare a una situazione di carestia, né dal punto di vista pratico, né da quello diplomatico. Nessuno ci sosterrebbe”. 

Offensiva in espansione

La riapertura del sostegno umanitario potrebbe alleviare la crisi umanitaria, ma sul terreno l’offensiva israeliana si intensifica. È in corso l’operazione "Carri di Gedeone", per l'invasione di terra di Gaza. I pesanti bombardamenti hanno provocato, solo nella giornata di domenica 18 maggio, oltre 130 vittime palestinesi, in gran parte donne e bambini. Altri 23 morti si contano la mattina del 19 maggio, con attacchi concentrati su Khan Younis e Jabalia. Nel sud della Striscia, le forze speciali israeliane hanno ucciso Ahmad Sarhan, esponente dei Comitati di resistenza popolare, e arrestato la sua famiglia. Intanto, l’ospedale Nasser a Khan Younis è stato nuovamente colpito: bombardata la farmacia del complesso proprio mentre vi affluivano feriti di altri attacchi. I medici denunciano un sistema sanitario al collasso.

Un'operazione "senza precedenti"

Il portavoce dell'Idf ha diramato - sempre la mattina del 19 maggio - un avviso urgente di evacuazione rivolto ai residenti di Khan Yunis, Bani Suheila e Abasan nella Striscia di Gaza. "L'Idf lancerà un'offensiva senza precedenti per distruggere le capacità delle organizzazioni terroristiche in quest'area. Occorre evacuare immediatamente verso ovest, nella zona di al-Mawasi", si legge nel comunicato, "a partire da ora, l'intera area di Khan Yunis è considerata zona di combattimento pericolosa".

Dissensi interni in Israele e accuse internazionali

La decisione del governo di consentire l’ingresso di aiuti umanitari ha suscitato le critiche dell’estrema destra israeliana. Il ministro della Sicurezza nazionale Ben-Gvir ha parlato di “grave errore”, mentre il ministro del Patrimonio Eliyahu ha definito la scelta “una tragedia”. Diversi esponenti del Likud l’hanno bollata come “immorale”. Nel frattempo, cresce la pressione internazionale. L’Onu e diverse Ong hanno denunciato la possibilità di una pulizia etnica in atto a Gaza, con nuovi sfollamenti forzati di civili e la distruzione sistematica delle infrastrutture. La Turchia ha condannato l’operazione terrestre in corso, accusando Israele di minare ogni sforzo di pace. La commissaria Ue per la gestione delle crisi Hadja Lahbib ha affermato che “a Gaza stiamo perdendo la bussola” e ha chiesto il rispetto della neutralità degli attori umanitari. Dal valico di Rafah, il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Marco Grimaldi ha lanciato un appello all’Unione europea: “Gaza sta morendo. Serve un vero cessate il fuoco”. Ha denunciato il blocco dei convogli umanitari, tra cui ambulanze e frigoriferi per i vaccini, fermi da mesi.

Negoziati in stallo

I colloqui indiretti in corso a Doha non hanno ancora prodotto risultati concreti. Israele continua a chiedere il rilascio degli ostaggi, l’esilio dei leader di Hamas e il disarmo della Striscia, condizioni che Hamas rifiuta. Una proposta in discussione prevederebbe una tregua di due mesi, il rilascio di metà degli ostaggi ancora in vita e la revoca del blocco totale su Gaza, ma al momento non si registrano progressi.

La popolazione è allo stremo

Secondo il ministero della Sanità di Gaza, i morti palestinesi superano ora quota 53 mila, la maggior parte civili. La fame è diffusa, le cucine comunitarie sono ferme, e le principali agenzie umanitarie – come il Programma Alimentare Mondiale e World Central Kitchen – non hanno più cibo da distribuire. Secondo Oxfam, gli aiuti promessi da Israele sono largamente insufficienti e non comprendono beni essenziali come carburante, kit igienici o medicine. “La gente non solo ha fame, è traumatizzata, malata e sfollata”, ha detto il responsabile locale Wassem Mushtaha.

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