Secondo l'Oms due milioni di persone muoiono di fame nella Striscia: "Il rischio di carestia sta aumentando"

Gaza, l'operatore della Ong Educaid al valico di Rafah: "Bisogna capire come si vive sotto le bombe"

“Se a Gaza c'è crisi umanitaria, nel resto del mondo c’è crisi di umanità”. La scritta sulla maglia di Yousef Hamdouna, operatore dell’Ong EducAid, racchiude tutto il dramma della popolazione palestinese nella Striscia. I colloqui per un cessate il fuoco sono ancora in stallo, quelli per la pace non accennano neanche a iniziare. Hamdouna, insieme ad altri attivisti, è fuori dal valico di Rafah, mentre la sua famiglia è chiusa nell’enclave palestinese. “Stop complicity”, si legge su un grande striscione a sfondo nero, “basta complicità”. I cartelli in mano ai manifestati sono ancora più diretti: “Basta col genocidio, basta con le armi a Israele, basta con l’occupazione illegale”.

 

Le richieste alla comunità internazionale sono sempre le stesse. Ma anche le risposte non sembrano cambiare. “Grazie per essere venuti fin qui”, dice la sorella di Hamdouna al telefono con lui, che si trova lì, dove continua l'offensiva di Tel Aviv. “Grazie, ma credo che nessuno vi ascolterà”. Da quando è iniziata l’operazione su vasta scala "Carri di Gedeone” da parte delle forze armate israeliane, che mira alla conquista definitiva dell’enclave palestinese, “non c’è più speranza” nella voce della sorella di Hamdouna. “Per ogni bomba che si sente mi viene un brivido. Io ho vissuto lì, insieme alla mia famiglia e ai miei cari. Questa è la prima volta che mi capita di non vivere sotto le bombe come loro”, afferma Hamdouna, che era uscito per caso dalla Striscia prima del 7 ottobre. “Non è come si muore sotto le bombe. Bisogna capire come si vive sotto le bombe, come si vive quando ci si sente abbandonati da tutto il mondo”. 

 

I pesanti attacchi dell’Idf hanno provocato, solo nella giornata di domenica 18 maggio, oltre 130 vittime palestinesi. Altri 23 palestinesi sono morti nella mattina del 19 maggio, con attacchi concentrati su Khan Younis e Jabalia. L’operazione militare è ancora in corso, mentre il sistema sanitario nella Striscia è al collasso e c’è una carenza critica di tutti i beni di prima necessità, che hanno portato l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, a sostenere che la situazione nell’enclave “equivale a una pulizia etnica”. 

 

"A Gaza, a due mesi dall'inizio dell'ultimo blocco, due milioni di persone muoiono di fame, mentre 116mila tonnellate di cibo sono bloccate al confine, a pochi minuti di distanza”, spiega il segretario generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Il rischio di carestia nella Striscia sta aumentando”.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Un Leone contro Trump - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso

Il settimanale, da venerdì 16 maggio, è disponibile in edicola e in app