Hussein al-Sheikh è da poche settimane vicepresidente dello Stato di Palestina e figura chiave dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp). In un'intervista rilasciata ad Avvenire si è detto pronto a firmare un accordo con Israele “anche domani” e se l'opzione dei due Stati fosse rifiutata, sarebbe disposto a discutere un assetto unitario: "Uno Stato unico con pieni diritti per tutti, e Gerusalemme come capitale".
Al-Sheikh, già noto come “Abu Jahed”, è un veterano della politica palestinese e uomo di fiducia del presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen). Dopo anni trascorsi dietro le quinte, è oggi considerato l'erede designato del leader 90enne. La sua ascesa alla vicepresidenza rappresenta un passaggio inedito per l’Autorità nazionale palestinese, mai prima d’ora dotata formalmente di un vice. Si è detto nemico giurato di Hamas, che accusa di aver attaccato anche l’Autorità palestinese con l’offensiva del 7 ottobre 2023. Una data spartiacque, "ma che non può giustificare un genocidio". Sulla distruzione di Gaza e le sofferenze dei palestinesi ha detto che servono "sforzi internazionali concertati, per affrontare la crisi umanitaria e costruire una risposta sostenibile".
Il numero due dell'Anp ha condannato l’attacco dell’esercito israeliano nei pressi di una delegazione diplomatica a Jenin, elogiando la reazione dell’Europa. Ma ha criticato il governo italiano: "Sono rimasto sorpreso dall’Italia. È un Paese con una tradizione di amicizia verso il nostro popolo. Eppure, non si è unita alla richiesta di cessare le operazioni militari su Gaza e far entrare aiuti umanitari". Il monito alla comunità internazionale riguarda le attività di insediamento israeliano in Cisgiordania: "Le colonie in Cisgiordania stanno distruggendo ogni possibilità di pace. La loro espansione è una violazione del diritto internazionale. Agli stati che le hanno condannate chiediamo di riconoscere lo Stato di Palestina".
Sul fronte interno, risponde alle critiche verso l’Autorità nazionale palestinese, accusata dai giovani di inefficacia, mentre Hamas continua a godere di un certo consenso. "Il nostro compito è unificare il popolo. Le politiche israeliane mirano a dividerci, ma non possiamo permetterlo. Si apre una stagione nella quale bisogna costruire unità". Infine, un omaggio a Yasser Arafat, di cui Al-Sheikh si considera erede politico: "Arafat ha saputo resistere e dialogare. Noi abbiamo bisogno dello stesso spirito e dello stesso coraggio".