Leonid Volkov è stato processato in contumacia. A marzo 2024, a meno di un mese dall'arresto del dissidente russo morto poi in carcere, era stato aggredito in Lituania

L'ex braccio destro di Navalny condannato a 18 anni per "giustificazione del terrorismo" e "diffusione di false informazioni sull’esercito”

“Gustificazione del terrorismo", "riabilitazione del nazismo" e "diffusione di false informazioni sull’esercito”: con queste accuse Leonid Volkov - braccio destro di Alexey Navalny, il dissidente russo morto in circostanze mai chiarite mentre era in carcere, a febbraio 2024 - è stato condannato a 18 anni in contumacia. Volkov è stato direttore della Fondazione anticorruzione fondata da Navalny e che il governo russo ha bollato come “estremista”. Le accuse, da molti considerate di matrice squisitamente politica, arrivano in un momento in cui il Cremlino sta ulteriormente inasprendo la repressione del dissenso.

 

Volkov (l'avevamo intervistato qui) è stato al centro delle cronache perché a marzo del 2024, meno di un mese dopo l’arresto di Navalny, era stato aggredito con un martello e con del gas lacrimogeno all’esterno della propria casa a Vilnius, in Lituania. "Lavoreremo, non ci arrenderemo", aveva detto in un breve video postato su Telegram. "È stato un caratteristico saluto da bandito da parte degli scagnozzi di Putin”. Per quell’episodio erano stati arrestati due sospettati in Polonia. Durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali russe, poi stravinte come prevedibile da Vladimir Putin, Volkov e il suo team avevano creato un progetto, il ”Navalny's Campaigning Machine", con l'obiettivo di contattare il maggior numero possibile di russi, cercando di metterli contro Putin in vista delle tornata del 15-17 marzo 2024.

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