Attesa per il colloquio telefonico del premier con Trump, Putin e Starmer. L'Idf: "Le operazioni andranno avanti per 14 giorni". E lo Stato ebraico chiude tutte le sue ambasciate nel mondo

Israele-Iran, 78 morti e 329 feriti dopo i raid di Tel Aviv. Netanyahu: "Senza l'appoggio Usa forse non avremmo lanciato l'attacco"

Il bilancio dell'attacco di Israele sulla capitale dell'Iran è pesante: 78 morti e 329 feriti. La guerra - come è stata definita dalle forze di Difesa israeliane, che hanno tenuto a precisare come non si tratti di un'operazione militare singola, ma di un vero e proprio conflitto tra i due Paesi - è iniziata nella notte, tra il 12 e il 13 giugno, e sembra ci siano già diverse premesse per pensare a un'ulteriore escalation. A cominciare dal taglio dei ponti diplomatici con gli altri Paesi: Israele ha infatti deciso di chiudere le sue ambasciate in tutto il mondo. "Le missioni israeliane in tutto il mondo saranno chiuse e i servizi consolari non saranno forniti", ha affermato il ministero degli Esteri in una nota, che ha poi consigliato a tutti gli israeliani all'estero di aggiornarlo sulla loro ubicazione e situazione. E, tramite un suo alto funzionario, l'Idf ha fatto sapere che le operazioni andranno avanti per almeno altri 14 giorni. "Ci aspettiamo di essere esposti a diverse ondate di attacchi iraniani", ha dichiarato il l primo ministro, Benjamin Netanyahu, in un intervento video. 

 

Anche alla luce di ciò, non stupisce che l'ufficio del premier israeliano riferisca di un imminente colloquio telefonico tra Netanyahu, con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il presidente della Russia, Vladimir Putin, e il primo ministro del Regno Unito, Keir Starmer. A partire dalla notte Netanyahu ha parlato al telefono, tra gli altri, con il cancelliere della Germania, Friedrich Merz, il primo ministro dell'India, Narendra Modi, e il presidente della Francia, Emmanuel Macron. "I leader hanno espresso comprensione per le esigenze di autodifesa di Israele di fronte alla minaccia di annientamento posta dall'Iran. Il Primo Ministro manterrà un contatto continuo nei prossimi giorni", si legge in una nota. L'Idf ha richiamato migliaia di riservisti con ordine d'emergenza, soprattutto per rinforzare unità critiche dell'aeronautica, del comando del fronte interno, dei comandi nord e centro, nonché dell'intelligence militare e della logistica. E rafforzato anche la prontezza del comando militare in Cisgiordania.

 

In Italia ad affrontare la questione più da vicino è il titolare degli Affari esteri, Antonio Tajani, che questa mattina aveva riferito di trovarsi all'Unità di crisi della Farnesina per seguire la situazione e di aver telefonato all'ambasciatrice a Teheran, Paola Amadei. "Ho appena parlato con il Ministro iraniano, Abbas Araghchi, e gli ho sottolineato l’importanza che l'Iran eviti una escalation militare con Israele. Dobbiamo ritornare al più presto al negoziato ed alla diplomazia, come ho ripetuto questa mattina sia al Ministro Esteri, Gideon Sa'ar, sia al Min. dell’Oman, Badr Albusaidi", ha scritto su X il vicepremier italiano nel primo pomeriggio. "Per il Governo italiano è assolutamente cruciale continuare a lavorare per raggiungere pace e stabilità in Medio Oriente anche attraverso lo stop immediato delle operazioni militari a Gaza, che stanno continuando a colpire la popolazione civile palestinese in maniera inaccettabile".

"I colloqui Usa-Iran in Oman di domenica (15 giugno) sono stati annullati, ma visto che fino ai ieri sera erano stati confermati ero convito che l'attacco israeliano non sarebbe stato così imminente. Si sapeva che ci sarebbe stato un attacco, ma ritenevo che Israele avrebbe dato un'altra possibilità" ai colloqui Iran-Usa. Comunque "noi non siamo stati informati dell'attacco, solo gli Stati Uniti sono stati informati", ha detto il ministro degli Esteri in un video-collegamento al convegno dei giovani imprenditori di Confindustria.

 

Donald Trump ha dichiarato al Wall Street Journal che lui e il suo team erano stati informati sui piani di Israele per attaccare l'Iran. Alla domanda su che tipo di preavviso gli Stati Uniti avessero ricevuto prima dell'attacco, il presidente ha risposto: "Preavviso? Non era un preavviso. Era un 'sappiamo cosa sta succedendo'". Netanyahu ha detto in un messaggio video che l'operazione lanciata è una questione di sopravvivenza. "Speravo che gli Stati Uniti non si opponessero all'attacco contro l'Iran, ma non avevamo scelta - ha affermato - Senza il loro appoggio forse non avremmo lanciato l'attacco, ma l'alternativa era che saremmo morti tutti". Il premier ha confermato che Washington era stata informata del raid e ha lasciato nelle mani dell'inquilino della Casa Bianca ogni futura decisione. "Da questo momento in poi, spetta a lui decidere come proseguire", ha affermato Netanyahu. Il premier ha riconosciuto che l'operazione "non è stata perfetta", ma ha sostenuto che fosse necessario fermare il programma iraniano, che a suo dire minacciava l'esistenza stessa dello Stato ebraico, sottolineando di aver cercato attivamente il sostegno americano: "Quella responsabilità era mia e del ministro per gli Affari strategici, Ron Dermer. Abbiamo avuto lunghi colloqui con loro".

 

E il presidente Usa al WSJ ha aggiunto, poi, che "in definitiva, sarà un'ottima cosa per il mercato, perché l'Iran non avrà un'arma nucleare". "Dovrebbe essere la cosa più importante di sempre per il mercato". Intanto, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu terrà oggi - 13 giugno - un incontro di emergenza su richiesta dell'Iran: a comunicarlo, fonti diplomatiche del Palazzo di Vetro, secondo cui la riunione sarà probabilmente alle 15 locali (le 21, ora italiana). Rinviata, invece, la conferenza delle Nazioni Unite co-presieduta da Francia e Arabia Saudita in programma dal 17 al 20 giugno a New York, volta a promuovere una soluzione a due stati tra Israele e Palestina.

 

Nell'attacco contro Teheran sono stati bombardati diversi siti del programma nucleare iraniano ed edifici residenziali. Tra le vittime, anche il capo delle Guardie Rivoluzionarie paramilitari, Hossein Salami, il capo di Stato maggiore delle forze armate Mohammad Bagheri, il consigliere politico del guida suprema iraniana, Ali Shamkhani, alcuni scienziati nucleari e diversi civili. La Repubblica islamica non intende "restare in silenzio" di fronte a un "crimine" di tale portata, come ha detto il il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, avvertendo che "la risposta legittima e potente dell'Iran farà pentire il nemico della sua azione sconsiderata". Minaccia che è seguita a quella dell'Ayatollah Ali Khamenei, che sul suo profilo social aveva rivolto un monito allo Stato ebraico: "Con questo crimine, il regime sionista si è preparato un destino amaro e doloroso, che sicuramente vedrà". Seconda l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), i livelli di radiazioni all'esterno del sito nucleare di Natanz restano "invariati" anche dopo la seconda ondata di attacchi israeliani.

 

L'attacco sferrato da Tel Aviv contro Teheran era in preparazione da mesi, in virtò del fatto che la Repubblica islamica sta creando un nuovo impianto per l'arricchimento dell'uranio, l'ambasciatore israeliano in Italia Jonathan Peled, durante un briefing con i giornalisti, ha però affermato che una delle ragioni per cui Israele ha deciso di attaccare ora l'Iran è perché "abbiamo prove che l'Iran stava pianificando un'invasione di Israele come quella del 7 ottobre, attraverso i suoi proxy dalla Siria e dall'Iraq" e da altre zone della regione. 

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