Nonostante la scure di Viktor Orbán, il Pride di Budapest si farà. E sarà organizzato dalle istituzioni della capitale ungherese. Stando a quanto annunciato dal sindaco della città, Gergely Karácsony, e dal portavoce della marcia, Mate Hegedus, la manifestazione prevista per il 28 giugno - giornata mondiale dell'orgoglio Lgbtqia+ - si svolgerà sotto forma di evento comunale, in modo da evitare di chiedere l'autorizzazione alle forze dell'ordine. "Il governo e la polizia non possono richiamarsi alla legge sulla protezione dei minori come pretesto per vietare la marcia", ha detto il sindaco, esponente del partito ecologista di centrosinistra Dialogo per l'Ungheria, in riferimento alla decisione del premier ungherese di approvare un disegno di legge che vieta questo tipo di manifestazioni, adducendo come pretesto il fatto che violerebbero "il divieto stabilito dalla legge sulla protezione dei bimbi". Seguito da Hegedus: "Faremo la nostra marcia come negli anni precedenti, sull'itinerario nel centro della città, con discorsi. Speriamo che la polizia non vorrà attaccare briga". L'Ufficio di comunicazione del governo, di tutta risposta, ha dichiarato che "sarebbe meglio se Budapest, invece di organizzare il Pride, si prendesse cura del trasporto pubblico in uno stato disastroso". Finora, la polizia non ha ancora rilasciato commenti.
L'iniziativa del sindaco della capitale magiara ha avuto pubblico endorsement da una parte delle istituzioni europee. "Abbiamo deciso di partecipare al Pride di Budapest come gruppo: sarà fondamentale per lanciare un segnale a Orbán. Violare manifestazioni pacifiche come il Pride è una violazione dei diritti fondamentali e delle leggi Ue. Per questo lanciamo un appello alla Commissione Ue: faccia tutto quanto è possibile affinché il Pride di Budapest si svolga", ha detto la presidente del gruppo dei Socialisti e democratici all'Eurocamera, Iratxe García Pérez, in conferenza stampa a Strasburgo. L'Ue aveva già preso posizione sul tema con la firma, a fine maggio, di un documento, siglato da 20 dei 27 Paesi membri (hanno fatto eccezione Bulgaria, Croazia, Italia, Polonia, Romania e Slovacchia) contro le modifiche alla Costituzione approvate dall’Ungheria ad aprile, con le quali si stabilisce il primato del diritto dei bambini su un “corretto sviluppo fisico, intellettuale e morale”, che di fatto mette al bando le manifestazioni come quelle del Pride.
"Il sindaco di Budapest Karácsony ha annunciato che il Budapest Pride sarà riconosciuto come manifestazione municipale: una decisione importante, che di fatto consentirebbe lo svolgimento dell'evento nonostante la legge ungherese che censura e criminalizza la visibilità Lgbtqia+ voluta da Orbán. È un segnale positivo e coraggioso, che va nella direzione giusta e che merita il pieno sostegno. Ma non possiamo abbassare la guardia", ha commentato Alessandro Zan, vicepresidente della Commissione Libe al Parlamento europeo e responsabile Diritti della segreteria nazionale Pd. In base alla normativa vigente, chi organizza o partecipa a un Pride in Ungheria rischia di ricevere una multa fino a 200 mila fiorini ungheresi (circa 500 euro) e le forze dell’ordine sono autorizzate a utilizzare dei software di riconoscimento facciale per identificare i partecipanti.