Bruxelles. I rappresentanti dei 27 Stati membri sono in arrivo in città per uno dei Consigli Affari esteri più delicati dell'ultimo periodo. Tanti i temi all'ordine del giorno, tra cui l'aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina (da affrontare dopo uno scambio informale di opinioni con il ministro degli Affari esteri ucraino, Andrii Sybiha), la Cina e la sicurezza europea, la Georgia. Ma gli occhi della comunità internazionale sono puntati soprattutto sugli ultimi sviluppi in Medio Oriente, dopo l’aggressione israeliana contro l'Iran, la crisi umanitaria a Gaza e l’instabilità in Libia. Al suo arrivo, il ministro degli Esteri francese, Jean-Noel Barrot, è entrato subito nel vivo della questione: "Respingiamo ogni tentativo di organizzare un cambio di regime" in Iran "con la forza, crediamo nel diritto dei popoli di autodeterminarsi". Oggi, 23 giugno, ci si aspetta che i ministri degli Esteri dell'Ue sappiano dire a Kaja Kallas cosa fare sulla revisione dell'articolo 2 dell'accordo di associazione, in base a quanto si deciderà durante la riunione del Consiglio Affari esteri.
"I ministri sono molto concentrati su una soluzione diplomatica", ha spiegato l'Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri, sottolineando che la chiusura dello stretto di Hormuz da parte di Teheran in particolare sarebbe "estremamente pericolosa" e non porterebbe benefici a nessuno. "Le preoccupazioni per le rappresaglie e l'escalation di questa guerra sono enormi". L'Alta rappresentante ha poi ricordato che la scadenza del ripristino del patto sul nucleare iraniano (JCPoA) si avvicina e che la decisione sul meccanismo di "snapback" (che dovrebbe entrare in vigore a ottobre), stando al quale si ripristinerebbero tutte le sanzioni su Teheran se non ci fossero progressi sugli obblighi nucleari, sta adesso all'Ue, vista l'uscita degli Usa dall'accordo. "L'economia iraniana non sta bene" e le sanzioni peserebbero sulla popolazione, evidenzia Kallas, ribadendo che l'obiettivo rimane evitare che l'Iran abbia un'arma nucleare.
"L'Ue è sempre stata a favore della diplomazia", prosegue la funzionaria Ue, ricordando i colloqui tra i ministri di Francia Germania, Regno Unito e Iran avvenuti a Ginevra venerdì scorso (20 giugno), a cui lei ha preso parte. Occasione in cui Teheran "si stava aprendo" a discussioni sul proprio programma nucleare e "questioni di sicurezza più ampie che preoccupano l'Europa", fa sapere l'Alta rappresentante. La via d'uscita può essere una sola, secondo Kallas: serve soluzione diplomatica per arrivare a una prospettiva di lungo termine.
"Mi attengo a quanto dichiarato ufficialmente dal vicepresidente J.D. Vance, ovvero che il cambio di regime non è l'obiettivo degli Stati Uniti, anche Israele lo ha spiegato e credo che sia così che" le dichiarazioni "dovrebbero essere interpretate", ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul, all'arrivo al Consiglio Ue Esteri, interpellato sulla possibilità che Donald Trump si prefigga l'obiettivo di un cambio di regime portando a un'ulteriore escalation. "È assolutamente chiaro che l'Iran deve capire di aver oltrepassato i limiti" sul programma di arricchimento nucleare, ha aggiunto. Intanto il ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, ha avuto due conversazioni telefoniche con i suoi omologhi israeliano, Gideon Sa'ar, e iraniano, Abbas Araghchi.