I giornalisti che in Israele documentano l’impatto dei missili (iraniani e non) devono essere bloccati. E, se necessario, arrestati. Il consulente legale della polizia israeliana, Elazar Kahana, ha dato nuove linee guida agli agenti per agire contro fotografi e corrispondenti che documentano i raid sui luoghi più strategici. Ma le nuove direttive non si riferiscono esclusivamente a questo genere di siti: il giornale israeliano Haaretz scrive che, "nei casi appropriati, a discrezione individuale”, l'ordinanza stabilisce che, a prescindere dal grado degli agenti di polizia, “saranno adottate misure di coercizione autorizzate contro le troupe dei media che violano gli ordini di censura o gli ordini della polizia”.
La discrezione, quindi, diventa lo strumento principale per arrestare o meno un reporter: una strategia, quella israeliana, che importa in patria quanto già fatto a Gaza, dove dal 7 ottobre non entrano giornalisti internazionali e dove il silenzio mediatico è stata una delle tante armi usate nell’enclave palestinese.
La polizia israeliana ha ricevuto un protocollo su cosa fare se ritiene che i corrispondenti dei media e i fotografi stiano documentando siti strategici o località nelle vicinanze, che “potrebbero aiutare il nemico a migliorare la sua precisione e danneggiare la sicurezza nazionale".Gli ufficiali possono richiedere un documento d'identità a un corrispondente, allontanarlo dal sito e trattenerlo.
Questi poteri straordinari - che prevedono anche la possibilità di arrestare giornalisti per interrogarli su reati di spionaggio aggravato e fornitura di informazioni segrete, reati che prevedono l'ergastolo o 15 anni di carcere - sono stati concessi su richiesta del ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, e del ministro delle Comunicazioni, Shlomo Karhi.