La questione è un po’ tecnica – come molte regole di Bruxelles – ma gli effetti potrebbero essere dirompenti. Mentre a qualche chilometro da Bruxelles è in corso l’importante vertice Nato – che andrà avanti a L’Aja, in Olanda, fino a domani 25 giugno e che tra le altre cose discuterà dell’aumento delle spese militari dei Paesi membri dell’Alleanza – la commissione per gli Affari giuridici (Juri) del Parlamento europeo ha votato per intraprendere un’azione legale contro il Consiglio dell’Ue. Il motivo? Aver adottato l’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Ue come base giuridica per attivare lo strumento Safe per raccogliere fino a 150 miliardi di euro di prestiti per il riarmo europeo.
L'estromissione del Parlamento europeo
In altre parole, ciò che la commissione Juri contesta è l’estromissione dell’Europarlamento – per via della procedura di emergenza prevista dall’articolo 122 del Tfue – dal processo decisionale che andrà a costituire la base finanziaria per erogare prestiti ai 27 Stati Ue per rafforzare la propria industria della Difesa. Il ricorso andrà presentato entro il prossimo 21 agosto, ma ciò non sospenderà preventivamente l’applicazione del regolamento proposto dalla Commissione europea lo scorso aprile. Però – ed ecco le possibili conseguenze dirompenti – la Corte di giustizia Ue potrebbe in futuro esprimersi contro il piano (o meglio, contro la procedura scelta) fortemente voluto da Ursula von Der Leyen.
Le critiche a Von der Leyen
René Repasi, coordinatore dei Socialisti e democratici nella commissione Juri, ha denunciato che "la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, sta perseguendo una chiara strategia di consolidamento del potere all'interno dell'esecutivo europeo” e che "la sua ultima mossa – far passare lo strumento Safe per l'assistenza finanziaria nel campo della difesa senza coinvolgere il Parlamento europeo – non è solo un eccesso procedurale: fa parte di un disegno più ampio che minaccia l'equilibrio istituzionale dell’Ue”. Sia “il servizio giuridico del Parlamento che la commissione giuridica – ha aggiunto – sono giunti a una chiara conclusione: le condizioni giuridiche per l'utilizzo della base giuridica scelta – l'articolo 122 del TfUe, destinato alle emergenze – semplicemente non sono soddisfatte. Esistono vie alternative che coinvolgono il Parlamento, ma sono state deliberatamente ignorate”.
I due pilastri di ReArm Europe
Il piano ReArm Europe prevede di mobilitare fino a 800 miliardi di euro. Di questi, 650 miliardi riguardano il limite massimo di spesa che tutti i Paesi Ue potranno fare per la Difesa, aumentando il proprio debito pubblico senza che questo venga computato e sottostia ai vincoli del nuovo Patto di stabilità; gli altri 150 sono quelli finiti nel mirino della commissione Juri e dovrebbero essere prestiti che la Commissione potrà concedere ai singoli Stati membri tramite lo strumento Safe.