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16 luglio, 2025Articoli correlati
I raid dell'esercito israeliano dopo il riaccendersi delle tensioni tra beduini e drusi. Katz: "I colpi più duri sono iniziati"
Dopo i raid sulla città a maggioranza drusa di Sweida, Israele ha scelto di colpire il cuore del potere siriano attaccando il palazzo presidenziale a Damasco. “I colpi più pesanti sono partiti”, ha annunciato il ministro della Difesa di Tel Aviv, Israel Katz, pubblicando un video della televisione siriana che mostra un conduttore sorpreso da un attacco israeliano sullo sfondo nel centro di Damasco. Poco prima di colpire il “Palazzo del popolo”, residenza del neo leader siriano al-Jolani, l’esercito israeliano aveva preso di mira il cancello d’ingresso del quartier generale militare. “L'Idf continua a monitorare gli sviluppi e le attività contro i civili drusi nella Siria meridionale e, in conformità con le direttive della leadership politica, gli attacchi nella regione sono preparati a diversi scenari”, si legge in una dichiarazione ufficiale diffusa quasi in contemporanea al raid.
Le nuovi tensioni in Siria sono scoppiate da qualche giorno con il riaccendersi degli scontri tra beduini e drusi: i primi, una tribù nomade sunnita, la stessa confessione dell’attuale governo siriano; i secondi, una minoranza religiosa non musulmana presente anche in Israele. Ieri - 15 luglio - Israele ha bombardato le forze di sicurezza siriane intervenute a Sweida, dove sono concentrati circa 500 mila drusi. La loro guida in Israele, lo sceicco Mowafaq Tarif, ha lanciato un appello per assistere “i nostri fratelli massacrati” e ha invitato “tutti a prepararsi ad attraversare i confine”; appello subito stoppato dal premier israeliano, Benjamin Netanyahu, che ha avvisato: “Potreste essere uccisi, potreste essere rapiti e state danneggiando gli sforzi delle Idf”.
Il ministero degli Esteri della Turchia ha definito gli attacchi di Israele contro Damasco "un tentativo di sabotare gli sforzi della Siria per stabilire pace, stabilità e sicurezza", come si legge in un comunicato. "Il popolo siriano ha un'opportunità storica di vivere in pace e integrarsi con il mondo. Tutte le parti interessate che sostengono questa opportunità dovrebbero contribuire agli sforzi del governo siriano per stabilire la pace", aggiunge la nota.
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