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12 agosto, 2025"Sto bene, stanotte volo per la Grecia", ha dichiarato Don Nandino Capovilla. Atterrato in Israele per un pellegrinaggio e trattenuto per "ragioni di sicurezza nazionale", il parroco è autore del libro 'Sotto il cielo di Gaza'
Sta bene Don Nandino Capovilla. È stato rilasciato dopo 7 ore di fermo all'aeroporto di Tel Aviv e lascerà Israele con un volo per la Grecia. Il sacerdote veneziano di Pax Christi era in viaggio per la Terra Santa assieme a un gruppo di pellegrini cristiani. Una volta atterrato, è stato bloccato per un "diniego di ingresso". "Non sappiamo quale sia la motivazione - aveva dichiarato il presidente di Pax Christi, don Giovanni Ricchiuti, anche lui in aeroporto - ma pensiamo che sia a causa del fatto che ha scritto il libro 'Sotto il cielo di Gaza'. Noi siamo qui, da Roma e da Venezia per un pellegrinaggio nell'ambito della nostra campagna di giustizia e di pace".
Il parroco di Mestre è da sempre impegnato in iniziative a favore dei popoli oppressi e delle marginalità sociali. Durante i quasi due anni di bombardamenti e raid a Gaza don Capovilla non ha mai smesso di denunciare le operazioni dell'esercito israeliano, responsabile della catastrofe umanitaria nella Striscia. Nel documento di espulsione delle autorità israeliane, visionato da Avvenire, si legge che il sacerdote sarebbe stato allontanato "il prima possibile" e, fino a quel momento, "trattenuto in un luogo designato". Il provvedimento è motivato da generiche "ragioni di sicurezza nazionale", secondo le quali il sacerdote avrebbe messo a rischio la sicurezza con le sue campagne di sensibilizzazione contro la guerra e a favore del dialogo e della pace. Qualora in futuro don Capovilla volesse tornare in Terra Santa, dovrà presentare "una richiesta preventiva, che sarà valutata in base alle circostanze del momento".
"Sto bene, sono libero! Mi hanno fatto uscire ora. Restituito cellulare e valigia", ha scritto sui suoi social subito dopo il rilascio. Allo stringato aggiornamento sulle sue condizioni è seguita subito un'aspra denuncia verso Israele: "Basta una riga per dire che sto bene, mentre le altre vanno usate per chiedere sanzioni allo Stato che tra i suoi 'errori' bombarda moschee e chiese mentre i suoi orrori si continua a fingere che siano solo esagerazioni". "Non autorizzo nessun giornalista a intervistarmi sulle mie sette ore di detenzione", conclude, "se non scrivono del popolo che da settant'anni è prigioniero sulla sua terra".
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