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7 agosto, 2025La vicepresidente della Commissione europea: "Nella Striscia la popolazione è presa di mira, uccisa, costretta a morire di fame, senza accesso a cibo, acqua, medicine”. E propone una via per sospendere l'accordo di associazione con Israele
La condanna più forte della drammatica situazione a Gaza, come successo spesso in questi mesi, arriva dalla Spagna. Ma quando a dare una “strigliata” all’Unione europea è la vicepresidente della sua Commissione, Teresa Ribera, allora il biasimo assume il peso delle istituzioni europee. Quando sta accadendo nella Striscia è qualcosa di “molto vicino a un genocidio”, ha detto la politica spagnola socialista nel corso di un’intervista a Politico Europe. “Se non è genocidio —ha spiegato — assomiglia molto alla definizione per descriverlo”.
In questa scelta lessicale, che sottende anche una scelta di campo, il premier spagnolo Pedro Sanchez parla ormai da tempo di “genocidio” e ha posto la Spagna alla testa di quei Paesi che più criticano la politica del governo israeliano di Benjamin Netanyahu: Madrid è stata tra i primi, nell’Ue, a riconoscere lo Stato di Palestina e a interrompere qualsiasi rapporto commerciale con Israele. Ribera, che del governo Sanchez faceva parte prima di volare a Bruxelles, ha parlato con Politico di una popolazione, quella di Gaza, "presa di mira, uccisa, costretta a morire di fame, senza accesso a cibo, acqua, medicine”.
La vicepresidente della Commissione europea ha proposto una via per superare l’impasse tra gli Stati membri — astenersi invece di votare — per arrivare a sospendere l’accordo di associazione Ue-Israele (sulla cui sospensione l’Italia nelle scorse settimane ha votato contro): “Siamo di fronte a bisogni umanitari urgenti. Non possiamo rimanere paralizzati”, ha detto Ribera, mettendo anche in dubbio l’effettivo miglioramento delle condizioni umanitarie a Gaza. “Se vogliamo fermare questa carestia, dobbiamo inondare Gaza di aiuti. Non ho l'impressione che siamo arrivati a quel punto”. "Ogni giorno di ritardo comporta nuove morti. Se l'Ue resta divisa o lenta, danneggia la propria credibilità e alimenta disillusione e populismo”, ha aggiunto.
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