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15 settembre, 2025Intervenuto a un incontro con gli esponenti socialisti, il premier spagnolo condanna la violenza e conferma l’impegno per il rispetto dei diritti umani e per il riconoscimento dello Stato di Palestina
“Fino a che non avrà fine la barbarie, né Russia né Israele devono essere presenti ad alcuna competizione internazionale”. Così il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez che oggi, 15 settembre, ha incontrato i parlamentari, i senatori e gli eurodeputati socialisti a Madrid. Ieri (14 settembre) una manifestazione pro Palestina aveva costretto gli organizzatori ad annullare la tappa finale del Giro ciclistico di Spagna. “Condanniamo sempre la violenza - ha proseguito Sanchez - e abbiamo espresso la nostra profonda ammirazione per gli sportivi e per i ciclisti della Vuelta. Ma sentiamo anche un immenso rispetto e ammirazione per la società spagnola che si mobilita contro l’ingiustizia e difende i diritti umani in maniera pacifica. Il suo esempio dovrebbe arrivare a tutti gli angoli del mondo.
La questione “etica” e il riconoscimento dello Stato di Palestina
Secondo Sanchez, le organizzazioni sportive “devono chiedersi se è etico che Israele continui a partecipare alle competizioni internazionali. Perché si è espulsa la Russia e non si prendono ora misure per Israele?”.
Durante il discorso ai rappresentati dei socialisti il leader del Psoe, il Partito Socialista Operaio Spagnolo, ha rivendicato la coerenza della coalizione di governo con Sumar riguardo la difesa del diritto internazionale sia a Gaza che in Ucraina. “Abbiamo riconosciuto lo Stato di Palestina, cosa che questo stesso mese all'Assemblea generale delle Nazioni Unite faranno altri grandi Paesi europei. Non è eravamo soli ma siamo stati i primi”, ha concluso Sanchez.
La presa di posizione del premier spagnolo arriva all’indomani della conclusione della Vuelta a Espana 2025, il terzo grande giro ciclistico del calendario Uci dopo Giro d’Italia e Tour de France, che quest’anno ha visto la presenza costante di manifestazioni pacifiche da parti di attivisti pro Palestina. Sul percorso le bandiere palestinesi sono state nettamente le più presenti e le proteste hanno portato anche alla riduzione di alcune tappe e all’annullamento dell’ultima frazione.
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