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15 settembre, 2025Al summit nella capitale qatarina partecipano, tra gli altri, i leader di Arabia Saudita, Turchia, Iran, Siria, Libano, Iraq ed Egitto. L'incontro dopo i raid israeliani su Doha. Trump aveva assicurato al premier Al-Thani che “una cosa del genere non accadrà più sul loro territorio”
Oggi, lunedì 15 settembre, in occasione del vertice straordinario arabo-islamico, i leader e le rispettive delegazioni di vari Paesi del mondo arabo-musulmano si sono riuniti a Doha, in Qatar, per elaborare una risposta formale contro gli attacchi israeliani alla capitale qatarina del 9 settembre scorso. Tra i presenti, il presidente ad interim della Siria, Ahmed al-Sharaa, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il presidente iraniano Masoud Pezeshkian e il suo omologo egiziano Abdel-Fattah al-Sisi. Presenti anche il presidente libanese Joseph Aoun, il generale Abdel Fattah al-Burhan, capo di Stato de facto del Sudan e il primo ministro iracheno Mohammed Shia al-Sudani.
Il summit di emergenza, che terminerà lunedì sera, si apre dopo un incontro a porte chiuse avvenuto domenica tra i ministri degli Esteri degli Stati partecipanti.
In apertura del vertice, il primo ministro del Qatar Tamim bin Hamad Al-Thani ha affermato che “la comunità internazionale deve cessare di applicare due pesi e due misure e deve punire Israele per tutti i crimini che ha commesso”, esprimendo una forte condanna contro l’attacco israeliano e la violazione della sovranità del Paese del Golfo.
In una bozza della risoluzione congiunta, visionata dall’agenzia di stampa Reuters, si legge come gli Stati arabi condannino "il brutale attacco israeliano al Qatar e la continuazione degli atti ostili di Israele, tra cui genocidio, pulizia etnica, carestia, assedio, attività colonizzatrici e politiche di espansione” che minaccerebbero le “prospettive di pace e coesistenza nella regione". Le azioni di Israele, si legge nella bozza, starebbero minando "tutto ciò che è stato realizzato nel percorso di normalizzazione dei rapporti con Israele, compresi gli accordi attuali e quelli futuri". Il riferimento è agli Accordi di Abramo del 2020, mediati dagli Stati Uniti durante il primo mandato di Donald Trump, con i quali gli Emirati Arabi Uniti e Israele avevano tentato di normalizzare i loro rapporti. A questo punto, le prospettive di pace, oltre che le relazioni diplomatiche tra Israele e il mondo arabo, sembrano più a rischio che mai.
Anche se i risvolti concreti del summit non sono ancora chiari, analisti ed osservatori internazionali ritengono che l’incontro possa portare a delle prime risposte concrete contro Israele. In ogni caso, i leader presenti hanno rivolto dure parole contro Israele, condannando fermamente quanto accaduto a Doha. Il presidente iraniano Pezeshkian, tra gli altri, ha invitato le nazioni musulmane a interrompere i legami con Israele. "I Paesi islamici possono recidere i legami con questo regime fasullo e mantenere unità e coesione", ha affermato Pezeshkian prima di partire per Doha.
L'attacco israeliano alla capitale del Qatar era già stato oggetto di condanna da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che aveva sottolineato l’importanza della de-escalation ed espresso solidarietà al Qatar. Trump aveva inoltre rassicurato il premier Al-Thani, affermando che “una cosa del genere non accadrà più sul loro territorio”. Il Qatar rappresenta nella regione mediorientale uno dei più stretti alleati degli Stati Uniti, che hanno qui la loro base militare più grande ed importante.
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