Mondo
26 settembre, 2025Non solo l'estrema destra. A Sofia anche i partiti che si definiscono europeisti sono in realtà al servizio di Mosca. Parola di ex primo ministro
Nel 2023 Kiril Petkov, una formazione ad Harvard e una visione squisitamente europeista, aveva interrotto il decennale regno di Boyko Borisov, diventando primo ministro della Bulgaria con una campagna volta alla lotta alla corruzione, nel Paese più corrotto d'Europa. Ma il suo mandato è durato meno di un anno: il partito nazionalista della sua coalizione di governo ha staccato la spina dopo il suo appoggio anche militare all'Ucraina e il via libera all'entrata della Macedonia del Nord nella Ue. «La corruzione è l'arma principale con cui la Russia tiene sotto scacco la Bulgaria», denuncia al telefono: «Ma la maggior parte della Bulgaria non è pro-Putin. Per questo Mosca gioca qui una partita elaborata, sostenendo sia i partiti che si dicono pro Ue ma che nei fatti foraggia, sia quelli di estrema destra che consentono, con la scusa del pericolo estremista, a Rmf e Gerb (a Bruxelles il primo siede nel gruppo dei Liberali e il secondo in quello dei Popolari) di giustificare la propria presa sul potere».
Il leader di Rmf, Delyan Peevski, l'oligarca più potente del Paese, con i media e le banche in pugno, è considerato il volto liberal della Bulgaria. «Ma è l'attore chiave della strategia russa in Bulgaria», dice Petkov: «Sua madre e suo nonno lavoravano nei servizi segreti per la Russia. Lui è stato sanzionato da americani e inglesi nel 2012 per avere venduto ai russi i passaporti europei e ha minacciato il procuratore europeo quando ha preso a investigare sulle riserve di petrolio russo in Bulgaria».
L'altro braccio dell'ingerenza russa in Bulgaria è Borisov: «Per dieci anni il volto del Paese, l'ha lasciato dipendere dal petrolio russo e ha permesso la costruzione del gasdotto Turkstream per consentire alla Russia di bypassare l'Ucraina e servire Serbia, Slovacchia, Ungheria e Austria. In otto mesi ho dovuto costruire il gasdotto che ora ci collega all'Azerbaijan passando per la Grecia e che ci ha liberato dal giogo russo, anche se noi ancora forniamo gas russo a Serbia, Slovacchia e Ungheria».
Petkov, che ha espulso 70 agenti russi durante il suo mandato, ricorda come la Russia non abbia messo radici solo in politica. «Anche nella magistratura, all'interno dei servizi segreti, nei ministeri. E così facendo tiene sotto scacco i politici da lei corrotti». La strategia russa è di lungo periodo, come dimostra la recente incarcerazione con false accuse del collega di partito Blagomir Kotsev, il sindaco di Varna, la cruciale città sul Mar Nero. E per cui lancia un appello: «Se non vuole soccombere a Mosca, Bruxelles non chiuda gli occhi su quello che la Russia sta facendo nel suo territorio».
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
Governati dall'Ia - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì 26 settembre, è disponibile in edicola e in app