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8 settembre, 2025Dall'embargo alle armi al divieto di ingresso in Spagna di leader e militari israeliani fino allo stanziamento di 150 milioni di aiuti umanitari: "Una cosa è proteggere il tuo Paese, un'altra è bombardare ospedali e uccidere per fame bambini"
“Quello che fa Israele non è difendersi”, ma “sterminare un popolo indifeso e violare le leggi del diritto umanitario”. Il premier spagnolo, Pedro Sanchez, ha annunciato nuove sanzioni per cercare di frenare il “genocidio” in corso a Gaza. Il balzo in avanti (non un cambio di passo, considerato il ruolo che la Spagna gioca nella condanna a Israele) è sia narrativo — ora anche il governo spagnolo parla esplicitamente di “genocidio” — che sostanziale, con il leader spagnolo che ha annunciato l’imminente approvazione di un decreto che formalizza quanto già avveniva nella pratica da un po’ di tempo, cioè l’embargo totale sull’acquisto e la vendita di armi a Israele. Oltre a questo, il leader socialista ha annunciato ulteriori otto misure.
L’intervento di Sanchez è iniziato ricordando la “sofferenza” del popolo ebreo, l’Olocausto e “le persecuzioni” a cui è stato sottoposto nel corso della storia, ribadendo anche la condanna di Hamas. Ma “con la stessa convinzione, il governo di Spagna crede che una cosa sia proteggere il tuo Paese e un'altra, molto diversa, è bombardare ospedali e uccidere per fame bambini innocenti. Questo — ha aggiunto parlando in conferenza stampa alla Moncloa, il parlamento di Madrid — è un attacco ingiustificabile contro la popolazione civile che il relatore delle Nazioni Unite definisce genocidio. 60mila morti, due milioni di sfollati dalle loro case, metà dei quali bambini”. E poi ha criticato le esitazioni di alcuni Paesi europei, come l’Italia, che non hanno ancora varato l’embargo sulle armi o che non si sono dette favorevoli al riconoscimento dello Stato di Palestina, proposta che Madrid ha fatto propria per prima in Europa: “Le grandi potenze finiscono per trovarsi intrappolate tra indifferenza e complicità”.
Tra le misure annunciate da Sanchez c’è anche il divieto di transito in territorio spagnolo di navi e aerei che traportano materiale bellico o carburante per l’esercito israeliano, oltre allo stop all'ingresso per “tutti coloro che hanno preso parte al genocidio” come per esempio leader o personale militare. Non solo. Il premier ha annunciato lo schieramento futuro di truppe spagnole al valico di Rafah, più fondi (dieci milioni in più) per l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) e altri 150 milioni di aiuti umanitari.
“Ci auguriamo che queste misure servano ad aumentare la pressione, ad alleviare parte della sofferenza. Di fronte a uno degli episodi più atroci del XXI secolo, almeno i cittadini dovrebbero sapere che la Spagna era dalla parte giusta della storia”, ha concluso.
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