Le idee di Monti e del mondo che rappresenta sono più vicine a quelle del centro-destra. Se il Pd vuole evitare l'isolamento deve lavorare da subito all'obiettivo di una 'Grosse Koalition'
di Massimo Cacciari
16 febbraio 2012
Più procede l'esperimento-Monti, più se ne manifesta la novità politica. Le risibili interpretazioni in chiave tecnico-neutrale lasciano il passo al vero interrogativo: come si de-costruiranno e ricomporranno intorno a Monti, alla sua squadra e ai poteri (forti e palesi) che egli rappresenta, gli attuali schieramenti politici quando dovranno affrontare la battaglia elettorale? Hic Rhodus, hic salta. L'alternativa al "non saltare" è solo quella di affossare Monti ora. E ciò, per i nostri ex poli, con l'aria che tira nei confronti dei partiti, equivarrebbe al suicidio.
Naturalmente, in ogni crisi, in ogni periodo di reale discontinuità, le forze in campo sono lungi dall'essere pienamente consapevoli del senso del loro agire e delle prospettive che esso apre. L'uomo fa certo la storia, ma quasi mai conosce la storia che fa, come ci hanno insegnato grandi compatrioti. E solo ex post, qualche volta, riusciamo a cavare una ragione dei fatti. Tuttavia è inevitabile cercare di orientarci sulla base di alcune regolarità, che rendono un accadimento più probabile di un altro. Ora, per cultura, per storia personale, ma soprattutto per le idee in materia economico-sociale che ha sempre espresso, e che alcuni lapsus non fanno che evidenziare anche in modo un po' grottesco, è improbabile che Monti (intendo sempre il mondo di cui è espressione) possa ritrovarsi in una coalizione più o meno "ulivista". È l'antica area di centro-sinistra che dovrà "dirigersi" verso le sue posizioni, se la sua dirigenza riterrà che una tale alleanza sia necessaria per sé e per il Paese. È assai più probabile, però, che questa convergenza si avvii da parte dell'antico centro-destra.
La frantumazione del Pdl è già in atto, e la sua componente maggioritaria non può avere altro destino. Ciò condurrebbe inevitabilmente alla "riappacificazione" con il centro di Casini e di Fini, che sarebbe certamente benedetta dalla stragrande maggioranza delle forze economiche e finanziarie internazionali. La condicio sine qua non, ovvio, è il definitivo abbandono della scena da parte di Berlusconi. Mi pare, peraltro, che l'addio ufficiale sia ormai nell'aria. Se a esso, poi, si accompagnasse quello di Bossi, anche la già tentata alleanza generazionale tra Alfano e Maroni potrebbe essere rilanciata (e la Lega continuerà nel 2013 a essere decisiva per vincere al Nord).
Esistono le condizioni, invece, per realizzare un programma di coalizione di governo tra il Pd e il cosidetto "terzo polo", oggi unico sostenitore sine glossa del governo Monti? È evidente che non potrebbe mai presentarsi come un'alleanza strategica. Ma potrebbe avere un forte appeal nella prospettiva di una sorta di Grosse Koalition, di un governo di unità nazionale (non più solo di emergenza), in grado di farci recuperare un po' del tempo sciaguratamente perduto dalla Seconda Repubblica. Credo che sarebbe necessario lavorare in questa direzione. Qualche pezzo "a sinistra" il Pd così lo perderebbe, ma sfuggirebbe all'inevitabile "sciogliete le righe"cui andrebbe incontro se optasse per un nuovo Ulivo, schierato contro Monti. Sarà comunque vitale per il Pd impedire l'aggregarsi strategico intorno all'attuale presidente del Consiglio di un polo "classico" di centro, esplicitamente appoggiato dalle componenti maggioritarie del mondo cattolico, da metà del movimento sindacale, dalla Confindustria.
È realistico pensare che ce la faccia? Certo non ce la farà ricorrendo ai tatticismi, evitando ogni decisione e crepando così come l'asino di Buridano. Semmai può provare a recuperare alcune idee che stavano, o avrebbero dovuto stare, alla base della costituzione del Pd: riforma federalistica, nuovo Welfare fondato sulla sussidiarietà, priorità assoluta per formazione e ricerca, appoggio alle giovani energie imprenditoriali, laicità senza arcaici laicismi. Quel partito non è mai nato. Se non nascerà (e se Monti non collasserà) le regolarità della storia invitano a ritenere che andremo, anche oltre il 2013, a un confronto tra una coalizione di centro sostanzialmente "montiana" e un ibrido di "sinistra" condizionato dalle sue componenti "estreme"( intendo: estremamente reazionarie). Grosse Koalition salvaci tu.