Alla maggior parte degli occidentali la Cina è nota per le sue esportazioni a basso prezzo, come i prodotti tessili, elettronici ?e i giocattoli. Gli occidentali non sono però consapevoli che le ultime esportazioni dalla Cina sono di un genere diverso: si tratta di migliaia di cinesi facoltosi che ? non vedono l’ora di trovare all’estero ?una vita migliore e un posto sicuro per salvaguardare le proprie ricchezze.

La società americana di consulenza Bain all’inizio di quest’anno ha effettuato un sondaggio tra 3300 cinesi con ricchezze ?di almeno 1,6 milioni di dollari, scoprendo che il 60 per cento di loro vorrebbe andarsene all’estero e che un terzo ha ?già effettuato investimenti oltreoceano.

I dati raccolti dagli enti per il controllo dell’immigrazione negli Stati Uniti, in Canada, in Australia e nel Regno Unito, le quattro destinazioni preferite, confermano che la Cina sta vivendo un flusso senza precedenti di emigrazione dei suoi cittadini ricchi. Negli Stati Uniti si è registrato un boom nel numero dei cinesi che hanno partecipato al programma di rilascio dei visti per investimento. In base alla legge americana, chiunque investa un milione ?di dollari può ottenere subito la residenza permanente. Nel 2008 avevano ottenuto questo visto solo 360 cittadini cinesi. ?Nel 2012, 6.000 (l’80 per cento ? del numero complessivo di visti).

In Canada, nel 2011 i cinesi che hanno presentato richiesta per ottenere il visto per investimento sono stati 2.567 rispetto ?ai soli 383 del 2009. Situazione più o meno uguale in Australia, che ha pure ? un programma di visti per investimento.

?Nel Regno Unito le cifre ufficiali relative ?al 2012 evidenziano che ormai il maggior numero di immigrati proviene dalla Cina (nel 2008 era all’ottavo posto).

Il nuovo esodo dei ricchi cinesi stimola qualche domanda. Di norma, un’economia a rapida crescita offre maggiori opportunità ai suoi imprenditori, e la Cina dovrebbe risultare dunque molto attraente per i suoi cittadini più facoltosi. Ma non è così. I ricchi se ne vanno in massa a causa della bassa qualità della vita, della mancanza di buone università, e soprattutto dei poco garantiti diritti sulla proprietà privata. Molti cercano una nuova vita all’estero per fuggire all’ inquinamento e alla scarsa sicurezza dei generi alimentari. A differenza dei poveri che non hanno alternative, i ricchi sono sensibili al degenerare della qualità della vita. E possono procurarsi con i soldi aria pura e cibo sano emigrando.

Altra motivazione molto sentita è offrire un futuro migliore ai figli. Stabilirsi in Occidente significa anche poter avere più di un figlio. E, cosa più importante, i Paesi anglofoni come Canada, Stati Uniti e Australia hanno università di livello. Malgrado la rapida crescita economica, soltanto due o tre università cinesi sono entrate nella classifica delle migliori cento al mondo. L’ammissione a università elitarie come quelle di Pechino e di Tsinghua è ferocemente competitiva. Ciò spiega ? per quale motivo oltre 1,4 milioni di studenti si trovi all’estero.

Per un cinese facoltoso l’incentivo più importante per partire è poi la salvaguardia della ricchezza. Gli imprenditori vivono nel terrore di perdere i beni a vantaggio delle autorità di governo, che possono ricorrere al proprio potere per confiscare proprietà private. Quando Bo Xilai, capo del partito comunista poi caduto in disgrazia, governava la città di Chongqing, lanciò la cosiddetta campagna antimafia, centinaia di imprenditori privati furono incarcerati sulla base di accuse fasulle e tutti i loro beni furono confiscati. ?Ciò ha molto spaventato i nuovi ricchi.

Dato il coincidere nel 2012 di emigrazione in forte aumento e cambio di leadership, è verosimile che molti funzionari corrotti, che temevano di essere scoperti, siano entrati a far parte della marea di emigranti. Oggi che la campagna di repressione della corruzione avviata da Xi Jinping sta portando dietro le sbarre un gran numero di funzionari, quanti sono riusciti ad andarsene si sentiranno fortunati.

La Cina, però non è altrettanto fortunata. Il Paese, infatti, sta perdendo i propri imprenditori e i loro capitali, e ciò sul lungo periodo non potrà che incidere sulla vitalità economica, fiaccandola.

traduzione di Anna Bissanti