Sono sparsi in tutta Italia. E grazie alle loro idee creano imprese, profitto e posti di lavoro. Abbiamo dedicato loro una copertina che deve suonare da stimolo anche al Palazzo. Tocca ora alla politica dimostrare lo stesso coraggio
C hi riaccende l’Italia? Il nuovo inquilino del Quirinale. Il travolgente leader di Atene. Il tenace governatore della Banca centrale europea. O piuttosto lo sconosciuto giovanotto al lavoro su un’idea innovativa in un qualche laboratorio sperduto chissà dove…
Alla ridondanza della politica imperante in questi giorni cruciali, proviamo a contrapporre la narrazione di un Paese ricco di idee, di iniziativa, di coraggio. È dedicato al mondo delle start up di successo, in grado di creare la merce più rara di questi tempi, ovvero posti di lavoro per i giovani, la copertina di questo numero: un lungo viaggio lungo lo stivale in cui si raccontano le storie di alcuni che ce l’hanno fatta. Non solo nel Nord ingegnoso e dagli alti standard di formazione culturale, ma anche nelle più svantaggiate e isolate realtà del Sud: entusiasmanti le esperienze raccolte in Sardegna o in Calabria. Perché l’impulso alla creatività non conosce confini geografici.
Questo numero de “l’Espresso” è andato in stampa nel pieno delle grandi manovre destinate a designare il nuovo presidente della Repubblica. Al successore di Napolitano è destinata la lettera aperta scritta da Eugenio Scalfari che auspica un capo dello Stato rappresentante, in particolare, dei deboli, dei poveri, degli esclusi, delle minoranze. L’Italia che soffre. Mentre il Palazzo è concentrato su se stesso con i suoi riti e le sue vittime sacrificali. L’eco del successo greco di Alexis Tsipras rimescola i convincimenti degli esponenti della sinistra e della destra italiane, molti dei quali già pronti a correre in soccorso del vincitore. Di fronte a questa politica delle parole ci sembra opportuno rispondere con un’inchiesta giornalistica su quel mondo in continua evoluzione capace di creare occasioni di lavoro coniugando conoscenze tecnologiche, felici intuizioni e capacità di rischio. Con una buona iniezione di fondi pubblici destinati alla new economy. Abbiamo provato anche a sfatare un mito, secondo cui la lampadina delle start up si accende solo per i genietti del web, epigoni in salsa mediterranea della Silicon Valley. Per fortuna non è sempre e solo così. Tra le aziende nate di recente e in buona salute abbiamo trovato anche quelle capaci di fondere tradizione e innovazione nel campo manifatturiero “old style”.
Come già nei numeri 48 e 50 dell’anno alle nostre spalle, dunque, noi de “l’Espresso” ci siamo impegnati a rappresentare un mondo di piccole e medie imprese in grado di tenere a galla il Paese, nonostante crisi, scandali, malaffare, poteri mafiosi. C’è un orgoglio silenzioso in chi si spende in attività per nulla vistose ma molto concrete. È il giusto contraltare all’enfasi dei grandi eventi. L’Expo, per esempio, calata su una Milano alla ricerca di una nuova identità, nonostante gli ammalianti spot televisivi.
Emerge il ritratto di un’Italia complessa per nulla rassegnata al declino. Innanzitutto coraggiosa. Questo il messaggio trasmesso dai giovani e meno giovani incontrati dall’ “Espresso”. Rischiare, sperimentare, cambiare restando con i piedi saldamente immersi nella realtà. Ecco, se altrettanto coraggio mostrasse la politica italiana, potremmo guardare al futuro prossimo con più serenità e fiducia. Le energie ci sono, anche le idee. Vanno convogliate in un sistema-paese.
Chiusa la partita del Quirinale, avviata verso la conclusione la travagliata riforma elettorale, è giunto il tempo per il governo di affrontare con forza la questione della crescita economica. È il vero tema su cui si fonda la tenuta o meno delle nostre istituzioni democratiche. Insomma, per Renzi, è venuto il momento di riaccendere la lampadina dell’Italia. Anzi, come dice Stefano Rodotà nell’intervista, è tempo di radicalità.
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