ANCHE I CLAN HANNO diritto alla celebrità. ?Le famiglie dell’alta società malavitosa della Capitale e dintorni, quelle con i curricula al ?di sopra di ogni sospetto, furti, usura, droga, riciclaggio, devono aver pensato questo. ?La metamorfosi è compiuta. Pure i clan ?sono diventati 2.0.
I PRIMI A VARCARE IL CONFINE sono stati ?i Casamonica. Accettato l’invito di “Porta ?a Porta”, Vera e Vittorino sono apparsi a sostenere che l’incredibile funeral-show ?del loro capo clan, rispettivamente padre e zio, era sobrio, assai innocente, per nulla da Padrino. Più o meno un mese dopo, alla prima del film “Suburra”, ecco le foto (pubblicate dal senatore Pd Stefano Esposito) di Francesco Spada, dell’omonimo clan di Ostia, con gli ignari Pierfrancesco Favino e Claudio Amendola, scattate dalla sorella di Carmine, capoclan ?in carcere per sciocchezzuole come l’estorsione con metodo mafioso.
IL MONDO AL CONTRARIO. Dove esponenti ?di famiglie di pregiudicati cercano un côté quasi divistico, aderiscono al potere dei post, alla vanità dell’immagine diventata più forte di tutto. Anche più della preoccupazione di non mostrare al mondo un viso riconoscibile, condizione esecrabile un tempo per i malavitosi, tanto ?da ricorrere in alcuni casi alla plastica facciale.
ALTRE SFERE, ALTRE ERE. Ma nell’evoluzione comunicativa pesa certo più che mai la sicurezza dei legami (molti già svelati) con ?il potere e il suo sottobosco politico ed economico. Legami così rassicuranti da normalizzare funerali grandiosi e sfrontati, presenza sui social, passeggiate quasi da red carpet, esibizione di preziosi orecchini (quelli di Vera Casamonica) da indossare in tv, non solo ?a feste per parenti usciti dai bagni penali. ?Ma chissà: forse anche i clan cominciano ?ad avere bisogno di pubblicità. In effetti, ?ormai la concorrenza è tanta.