Riforma invisibile. Strisciante. Prende corpo fuori dalle aule del Parlamento. Nel senso comune degli italiani. È la secessione dalla partecipazione alla vita pubblica, l’astensione dal voto. Alla Camera si consuma lo scontro sulla legge elettorale; Renzi contro tutti. Ma quando si tratta di recarsi alle urne, il numero dei cittadini attivi è costantemente in calo. Il 45 per cento degli elettori pensa di starsene a casa tra meno di un mese quando, il 31 maggio, si voterà in sette Regioni: Veneto, Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Campania e Puglia. E un altro 18 per cento si dichiara sì orientato al voto, ma potrebbe pur sempre cambiare idea. Insomma, secondo un sondaggio Demopolis consultabile sul nostro sito, solo il 37 per cento del campione testato è sicuro di votare. Appena cinque mesi fa in Emilia Romagna, sempre per le regionali, quasi due elettori su tre si sono dileguati. Renitenti al voto, un record negativo.
Il partito degli astenuti è sempre più il primo partito. Invisibile e dunque ininfluente. Molteplici le cause, a partire evidentemente da un’offerta politica inadeguata rispetto alla voglia di cambiamento serpeggiante nel Paese. E poi fattori locali che si accentuano in occasione di consultazioni con forte valenza territoriale anziché nazionale. Le Regioni – 45 anni dopo la loro nascita, nel lontano 1970 – accentuano tutte le contraddizioni del nostro sistema istituzionale, sovrastrutture a metà tra un nuovo centralismo burocratico e un federalismo straccione. La fiducia in questi micro-Stati è ai minimi storici: 16 per cento di consenso mentre appena cinque anni fa, nel 2010, era il doppio, 33 per cento (sondaggio Demopolis). Già scarsa ma ancora accettabile.
Nel frattempo è successo di tutto. Mutande e champagne. Spese pazze e rimborsi imbarazzanti: dalla tintura per capelli ai sex toys. Feste da dimenticare come la difficilmente dimenticabile sagra dei maialoni nell’antica Roma all’epoca di Franco “Batman” Fiorito e della “sora” Renata Polverini. Scandali piccoli e grandi. Sfide quotidiane all’estetica oltre che all’etica. Fino agli scioglimenti anticipati di assemblee elettive, fenomeno mai registrato nei quasi quarant’anni precedenti. Motivo per cui il prossimo 31 maggio si voterà a scadenza naturale solo in sette delle 15 regioni a statuto ordinario.
Sembra avverarsi la profezia di Ugo La Malfa, vecchia quasi di mezzo secolo, secondo cui avremmo assistito a un moltiplicarsi dei centri di spesa e di sprechi pubblici per alimentare le clientele locali. Non tutto è da buttare di questa storia, specie nelle regioni considerate virtuose, ma gli ultimi vent’anni sono stati pessimi. Il forzaleghismo del Nord ha inseguito un modello federale tanto propagandato quanto inconsistente il cui triste epilogo è condensato nella tragicommedia ladrona di famiglia. Renzo “il Trota”, figlio di Umberto Bossi, Nicole Minetti, favorita di Berlusconi e altri 56 ex consiglieri della Lombardia di Formigoni saranno processati per i rimborsi regionali: data prevista il prossimo primo luglio.
Fino a quando può reggere questa struttura regionale? L’opinione pubblica è distratta, divisa dal giudizio sull’Italicum e dalle mosse di Renzi. Troppi i fronti aperti perché si possa sperare in un intervento riformatore nei confronti di una macchina burocratico-amministrativa che, quando funziona bene, brucia l’80-90 per cento della spesa corrente disponibile solo per la sanità. Una quantità di soldi usati come strumento di potere dal nord al sud.
Eppure queste Regioni, così come le abbiamo conosciute in anni di dissipazione, appaiono inutili. Costose. Distanti dai bisogni dei cittadini. Abbiamo abolito (parzialmente) le Province. Si discute di cancellare tanti piccoli comuni, simbolo di identità uniche e irripetibili. Silenzio invece sulle Regioni. Anzi, avranno addirittura più peso: il Senato riformato sarà composto in prevalenza da consiglieri regionali, oltre che dai sindaci delle grandi città. Tra due o tre per Regione. Nominati e protetti dall’immunità parlamentare. Pessima novità. Se si cambia tutto l’assetto istituzionale, come sta accadendo, la questione non è più trascurabile. Difficile abolirle, per ora. Ma un pensierino, perché no?
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