Nelle liste compaiono re, finanzieri, calciatori. ?Con la stessa condanna a nascondersi a ogni costo
A lungo il fondamento del potere è stato il segreto. Come appare nella efficace presentazione di “House of cards”, ?la superficie illuminata delle strade ?di Washington è rapidamente coperta ?da un’ombra crescente che si espande, avvolgendo l’intera città. Quanto più esibito in tutte le sue pieghe nei grandi rituali aperti al pubblico, come nei giardini di Versailles, per secoli il potere ha poggiato su un piedistallo invisibile. L’inquietante espressione che ha tradotto, a partire da Tacito, questa zona d’ombra è stata “arcana imperii”.
Quelle procedure occulte erano lo specchio in terra degli “arcana dei”: ritenendosi derivato da Dio, il potere del re ne riproduceva il mistero, sottraendosi allo sguardo dei sudditi. Solo col passaggio dallo Stato assoluto ai regimi costituzionali, quando l’esecutivo ?ha dovuto rendere conto delle proprie decisioni a un parlamento liberamente eletto, questo schermo protettivo si è infranto sotto la pressione dell’opinione pubblica. È allora che l’idea di Kant, secondo cui «tutte le azioni relative ?al diritto di altri uomini, la cui massima non comporti pubblicità, sono ingiuste», ha trovato una prima, seppure parziale, realizzazione.
La visibilità del potere, ?che governa le società moderne, ?è la conseguenza della suddivisione ?tra spazio privato e sfera pubblica. ?Se al primo va garantita riservatezza, ?la seconda deve risultare trasparente ?agli occhi dei cittadini. Ma cosa accade quando appunto la linea di distinzione ?tra pubblico e privato si appanna fino a scomparire? Quando lo stesso potere si moltiplica, occupando l’ambito, un tempo privato, dell’economia, delle lobby, dello spettacolo? La chiave per leggere ?i Panama Papers, pubblicati da “l’Espresso”, va cercata proprio in questa trasformazione. Che “il club dei ricchi possa farsi beffa dei sudditi”, come titola lo scorso editoriale, non va inteso come un ritorno all’antico regime degli arcana imperii, quando il potere era concentrato in poche mani, ma come l’esito di un individualismo di massa che scioglie tutti dal vincolo sociale.
Il fatto che nelle liste del trust Mossack Fonseca compaiano allo stesso titolo sovrani, capi di governo, imprenditori, personaggi dello sport e dello spettacolo, cittadini comuni, sta a significare che ormai pubblico ?e privato, palese ed occulto, lecito ed illecito si intrecciano in un nodo insolubile. Ciò che, agli occhi di coloro che non frequentano le “isole Materasse”, risulta incomprensibile non è tanto la ricchezza senza limiti che tali traffici rivelano, quanto la miseria di esistenze spese a nascondere denari che neanche una intera vita basterebbe a spendere.