Sanremo ha anticipato la corsa ?alle urne. Meglio un programma (tivù) ?di tanti programmi (elettorali)

Se, com’è prassi, la Rai anticipa istanze e equilibri del Paese, una sorta di Sicilia lato culturale, il boom di ascolti di Sanremo 2018, da anni mai così altisonante, mostra una semiologia politica da non trascurare. A partire dalla condivisione - tutti a dire “che bello il Festival”, frase che non si sentiva da secoli - già sotto osservazione analitica oltre che fiore all’occhiello del gran trofeo Orfeo, dal nome del direttore generale, al secolo Mario.

Già la formula merita una riflessione e, visto clima politico e opinione pubblica, disaffezione e astensione, un festival elettorale forse avrebbe miglior accoglienza di una campagna trita e ritrita. Al suo posto sarebbe benvenuta una gara pop organizzata tra giovani promesse e vecchie glorie, proprio la formula in voga adesso - Pier Ferdinando Casini e Luigi Di Maio come Ron e Meta e Moro (sperando che nessuno si offenda) - che duri meno di una settimana, le solite quattro serate da quattro ore, forse poco per un’elezione, meglio quattro giornate che storicamente portano pure bene.

La campagna elettorale breve sarebbe una panacea per tutti e chi per caso volesse anche presentare il programma, non in senso televisivo ma, una rarità, in quello politico, potrebbe anche avere l’opzione di farlo con versi e rime, purché no Twitter, no Facebook, Matteo Renzi non si disperi, Carlo Calenda si adegui.

Chi preferisce altro, potrebbe suonare, ballare, cantare. Per uno come Berlusconi, chansonnier mancato, sarebbe un giochetto da ragazzi gorgheggiare accompagnato al pianoforte dal maestro Fedele Confalonieri affiancato da Michelle Hunziker che è di casa. Si potrebbe inaugurare anche un Sanremo barzellette, Silvio sbancherebbe raccontando quella della flat tax al 23 per cento, pure Salvini potrebbe far rotolare di risate con il ribasso al 15 per cento.

I numeri del festival sarebbero un conforto, un balsamo per sanguinanti ferite provocate da sbarramenti e astruse regole da coalizione. Che sogno la vittoria con il 58 per cento, altro che GroKo (grandi intese alla berlinese), la partecipazione alle (Cinque?) stelle, l’astensionismo tv battuto. A proposito, non era accertato che nessuno guarda più la televisione?

Sui protagonisti gli applausi si sprecano. Hunziker è una sirena entusiasta, per di più nata fuori zona euro che ha ottenuto il diritto di cittadinanza, con buona pace di Salvini e Meloni che digrignano sulla questione. Pierfrancesco Favino una rivelazione, parla un inglese da dio, lo aspettano Broadway e il West End. Claudio Baglioni fa accapigliare. È un Sergio Mattarella (De Filippi sul Foglio) o ha il passo gentiloniano? Per Orfeo che l’ha scelto come direttore artistico tripudi e bengala.

Nonostante in Rai ci si lamenti come sempre alla viglia di elezioni politiche dall’esito nebuloso, la linea editoriale del Circo Orfeo vola negli ascolti con Baglioni e Fabio Fazio mentre ora l’impresa è riportare a casa Mazzini Fiorello inseguito «al limite dello stalkeraggio» ha scherzato lo show man. Mentre nel sacro convento di Assisi si brinda alla riuscita di Orfeo in paradiso di share.

Padre Enzo Fortunato, potentissimo direttore della sala stampa del convento francescano in auge con un papa di nome Francesco e che in primavera accoglierà in visita anche Angela Merkel, è da anni un follower di Orfeo. Tanto da mandargli in diretta un sms scherzoso (letto urbi et orbi) quando, alla vigilia della finale di Sanremo, il dg è stato ospite del “Rosario della Sera” programma di Fiorello su Radio Deejay. Orfeo, che ha fama di mediatore ecumenico, in un film di Antonio Albanese è apparso persino vestito da prete.

Meglio il programma annunciato e realizzato del Festival trionfale che i programmi irrealizzabili e fantasiosi dei partiti. Oltre al fatto che il palco dell’Ariston ha dimostrato che uno non vale uno e soprattutto che il gioco di squadra fa la quadra. Il Festival del voto sarà pure un’idea surreale. Ma, considerando i problemi gravi e reali del Paese, davvero qualcuno pensa che questa sia una campagna elettorale seria e non sembri uno spettacolo? Anzi un avanspettacolo.