Il governo sta lavorando a un compromesso sull’Alta Velocità in val Susa. La Tav è fortemente voluta dalla Lega, molto vicina alle migliaia di capannoni che lavorano per l’indotto, specie in settori fondamentali per la nostra economia come: componenti per macchine a tubo, tubolari per presse a forcella, convertitori di barre a pulsantiera, bulloneria per idroconvettori a losanga. I cinquestelle invece sono contrari, e puntano tutte le loro carte sull’economia NoTav: cappellini peruviani, sandaletti di sughero, treccine di lana riciclata, anellini e collanine di paglia intrecciata e animaletti di latta colorata. Due mondi contrapposti. Il dialogo è molto difficile.
La rottura Nel corso dell’ultimo incontro tra produttori di rotaie e artigiani specializzati in sottobicchieri di paglia colorata, sono volate parole grosse. Gildo Gibaudo, leader No Tav molto noto anche per essere il principale teorico della decrescita infelice, ha minacciato di allestire sui binari dell’Alta Velocità, nel giorno del viaggio inaugurale, il mercatino dei cappellini, dei sandaletti e dei bastoncini di incenso. I produttori di rotaie hanno risposto “magari!”, suggerendo a Gibaudo di sedersi sui binari anche lui insieme a tutti i suoi amici.
La riunione è degenerata e un gruppo di estremisti ha raggiunto in corteo la galleria di Jeangros, appena aperta e lunga 28 chilometri, con l’intenzione di riempirla di nuovo a mano, secondo i principi della edilizia biodinamica, aiutandosi al massimo con i badili. I manifestanti hanno desistito dopo tre settimane, essendosi accorti di essere riusciti a riempire solo due metri di galleria.
Il compromesso Sono allo studio varie possibilità. La prima è ultimare la Lione-Torino, per onorare gli impegni internazionali dell’Italia, terminare le opere previste, compiacere la Lega; ma poi far circolare sui nuovi binari carretti a trazione equina, ciclisti, pedoni, pattinatori a rotelle, per dare soddisfazione ai cinquestelle. La seconda è defalcare l’Alta Velocità a Media Velocità, creando alcune suggestive fermate in galleria dove i passeggeri possono scendere e consumare in apposite nicchie scavate nella roccia, a lume di candela, le prelibate tome delle Alpi, o visitare piccole mostre di acquerelli, per poi ripartire con un ricordo insolito e piacevole della tratta.
«Sarebbe un modo intelligente», sottolinea il deputato grillino Di Pautasso, «per non tagliare fuori l’economia valsusina dal transito di centinaia di migliaia di persone». La terza idea è fare l’Alta Velocità, ma dare ai NoTav, in cambio, l’appalto di tutto il merchandising di bordo e della ristorazione. Un vero e proprio esperimento sociale, con i manager di tutta Europa che salgono in treno con la grisaglia e lo smartphone e scendono a Torino con gilet di capra e zoccoli olandesi, fumando uno spinello.
Salvini Il cartello “prima gli italiani!”, affisso in ogni vagone e in ogni stazione della nuova linea, è la condizione che Matteo Salvini ha posto perché si dia il via definitivo alla Tav. Secondo un calcolo del ministero dei Trasporti, questo ridurrebbe del 94 per cento il numero dei passeggeri, ognuno dei quali avrebbe a disposizione tre quarti di vagone. All’uopo lo stilista della Lega, Littorio Galbusera, ha progettato il “Gargantua”, un vagone confortevolissimo, a sole due poltrone, nel quale sarà possibile anche parcheggiare il Suv e portare il cane a fare i suoi bisogni in un’apposita aiuola.
L’Europa Grazie alla Lione-Torino finalmente potrà essere completato il famoso corridoio Lisbona-Vladivostok, di grande valore strategico. Servirà, finalmente, a mettere in contatto Luis Carvalho, anziano impiegato di Lisbona, con la sorella Odette, che ha sposato un siberiano e vive da trentacinque anni a Vladivostok. E viceversa. Da Lisbona a Vladivostok, ove si scelga il percorso senza soste intermedie, si impiegano 38 ore a soli tremiladuecento euro (che scendono a duemilanove se si prenota almeno sei mesi prima). Durante il viaggio vengono offerti in omaggio i quotidiani dei paesi attraversati.
Tra questi, accogliendo la proposte dei NoTav valsusini, anche “La Baita”, il trimestrale dell’alta valle fondato dall’abate Jean Patois nel 1784. Già nel primo numero - segno del destino - si promuovevano pettorine di paglia intrecciata e le fragranti tome di alpeggio, invecchiate in grotta per sette anni. Una vocazione all’economia local e alle attività compatibili che il movimento No Tav ha saputo raccogliere due secoli e mezzo più tardi.