Il partito anti euro è un gran provolone, continua a provarci, non molla mai, né al Nord né al Sud.
Mentre a Roma infuria la battaglia grilloleghista contro il ministro Tria e i suoi tecnici, fedeli all’Europa, per reperire dobloni per reddito di cittadinanza, flat tax e condoni camuffati da inserire nel Def chiamato familiarmente da tutti gli italiani (la maledetta) finanziaria, a Napoli si lavora a ben altro.
Il sindaco Luigi De Magistris, in odore di beatificazione - un portento, basta guardare la metropolitana, ha migliorato Napoli è un parere diffuso, ammirato esteticamente anche da Sophia Loren («che bello guaglione») - ha lanciato il programma Napoli città autonoma. Come? Offrendo la possibilità di usare una moneta parallela all’euro. La proposta ha sollevato un can-can non solo locale. Il governatore della Campania Vincenzo De Luca, che per De Magistris prova gli stessi sentimenti di Loredana Lecciso verso Romina Power, ha domandato: «Vuole pagare i creditori con i pulcinelli d’oro?» Stesso afflato affettuoso del ministro leghista Gian Marco Centinaio, idolo padano alle Politiche agricole: «Sindaco, non è Carnevale».
Il denaro partenopeo battezzato all’inizio “Napo” ma anche “Giggino” come avrebbero anelato i devotissimi del sindaco, sarà invece il virtuale bitcoin hanno svelato poi assessori e lo stesso De Magistris. Per chi lo vorrà, l’uso del sistema di pagamento via internet sarà autorizzato dal Comune e, senza entrare in dettagli tecnici assai incomprensibili a comuni mortali, la criptovaluta, indipendente da banche centrali e altri organismi senza cuore, renderebbe Napoli autonoma dall’euro. Ha commentato l’opposizione. «’O sindaco vuò fa’ l’americano».
Il filone dell’eurofobia, apparentemente sopito dall’urgenza a giugno di formare un’alleanza di governo a tutti i costi, è assai frizzante. Il ministro Paolo Savona, valente economista bipolare, euro sì, euro no, euro sì, è seduto sulla riva del fiume del suo dicastero per gli affari europei aspettando molto zen il passaggio della valuta europea. «Non esiste un piano B del governo per uscire dall’euro, ma un gruppo dirigente serio deve essere preparato a ogni evenienza», ha ribadito il 23 settembre a “1/2h in più” intervistato da Lucia Annunziata, affermazione rassicurante quanto un “tête-à-tête con Frankenstein.
Le posizioni alternative alla Casta degli odiati burocratoni mandano in visibilio web e tv. Anche per questo l’economista Nino Galloni è un ospite molto appetibile. Non che arrivi da Marte. Ex direttore generale del ministero del Lavoro, curriculum prestigioso tra Berkeley e Federico Caffè, leader del Partito del Valore Umano, il professore è un assertore del recupero dell’esercizio della sovranità monetaria con l’uso di «una valuta nazionale sovrana non a debito», insomma non l’euro. Per somma goduria dei conduttori lo dichiara urbi et orbi nei talk show. Ma per alcuni eruditi europaladini che sono anche elegantoni attenti alla forma l’economista è da stigmatizzare non solo per le sue posizioni in politica monetaria ma anche perché in tv non indossa i calzini.
L’argomento anti euro è da sempre nazionalista-popolare quindi in linea con la moda sovranista del momento e ha una presa trasversale tanto che persino i più sfegatati euro-follower ammettono che al tempo della lira eravamo più felici e più ricchi. Non a caso Silvio Berlusconi a ogni campagna elettorale sventola l’allodola della possibilità della doppia moneta. E se il ministro Centinaio fa lo spiritoso sul bitcoin di De Magistris, dimentica che la politica alternativa all’euro appartiene all’identità leghista. Fino a poco tempo fa, prima di darsi una ripulita si fa per dire, uno degli scenari più amati dal popolo verde era quello dell’«usciamo dall’euro e battiamo moneta padana».
Si vedrà come funzionerà Napoli a due velocità monetarie. Ci vorrebbe Totò a raccontare vendite e acquisti partenopei con la moneta immateriale. Si passerebbe dal Cavalier Trevi finto proprietario dell’omonima fontana al tempo della lira al Cavalier Vesuvio al tempo del bitcoin virtuale.
Opinioni
28 settembre, 2018Da Savona a De Magistris, gli avversari della moneta unica non mollano. Con il mitico “piano B” o col bitcoin partenopeo
Al posto dell’euro il Pulcinello d’oro
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