I suoi celebri Saggi andrebbero letti e riletti da tutti e soprattutto nelle scuole
Mi è tornato tra le mani un libro, tra i tanti che ha scritto, di Sainte-Beuve. Riguarda la modernità, in quale modo arriva in Europa e con quali argomenti riesce a rinnovare la nostra civiltà. Sainte-Beuve scriveva molti articoli sui principali giornali di Parigi, dando giudizi su scrittori e artisti. Poi raccolse questi scritti nelle “Conversazioni del lunedì” dove affrontava temi, autori, ripercussioni sulla pubblica opinione e insomma la cultura generale, dimostrata bene o male dai libri e dagli autori commentati. Infine scrisse anche lui un libro intitolato “Port-Royal des Champs”, dove raccontava quella comunità, patria del giansenismo moderato. Il racconto riguardava tutti i temi non soltanto religiosi che lì si discutevano, ma anche i personaggi che chiedevano alloggio in quella Comunità la quale disponeva di alcune piccole case di campagna che offriva ai propri ospiti per qualche settimana. Ci furono personaggi molto importanti che dettero tono a quella Comunità gestita da preti spretati e da una famiglia che aveva preso quell’iniziativa e la dirigeva. Tra quei personaggi ci fu perfino Madame de Longueville sorella del principe di Condé e soprattutto ci fu Pascal, l’autore dei “Pensées”, che ebbe una vita religiosa purtroppo breve ma estremamente intensa, essendo stato appunto per alcuni mesi uno degli “abitanti” di Port-Royal des Champs.
Questi articoli di Sainte-Beuve e il libro sopraindicato furono uno dei fenomeni culturalmente più importanti del secolo XIX ed è tuttora del massimo interesse ad esser riletto. Il tema principale riguarda, come ho già accennato, la modernità e Sainte-Beuve indica quali sono stati gli scrittori, i filosofi, gli artisti che hanno molto contribuito alla modernizzazione. Il primo secondo lui, per intensità di pensiero e per il periodo in cui favorì l’aprirsi del processo modernista che poi dette luogo due secoli dopo all’Illuminismo, fu Michel de Montaigne, citato con molta frequenza e ampiezza da Sainte-Beuve. Personalmente ho avuto la fortuna di visitare il castello in cui visse Montaigne e in cui scrisse i suoi “Saggi” tra il 1580 e il 1588. Sono argomenti e personalità che ho trattato in uno dei miei libri pubblicati da Einaudi, e nel Meridiano a me dedicato. Desidero riportare una frase che ho messo in apertura di questa mia opera: la devo alla poetessa russa Anna Achmatova: «Ma voi, amici, siete rimasti in pochi. Voi per questo più cari a me ogni giorno. Come breve si è fatta la strada che di tutte sembrava più lunga».
Quel libro parla di molte cose, ma la parte secondo me più importante comincia con un immaginario mio incontro con Denis Diderot, con il quale parlo molto di modernità e lo prego di accompagnarmi nel castello dove visse Montaigne. Naturalmente questa immaginaria spedizione viene compiuta e noi arriviamo al punto stabilito che è nei pressi di Bordeaux. Il castello di Montaigne è formato da una vasta casa completata con una torre abbastanza elevata (due piani di scale) dove c’è la libreria di Montaigne e scritte sul soffitto e sulle pareti nelle quali Montaigne riporta le frasi più importanti di personaggi molto noti dell’epoca antica, da Ovidio, Virgilio, Catullo, Platone, Aristotele, Seneca, Cicerone e ad altri analoghi. Montaigne, come del resto ha affermato ripetutamente Sainte-Beuve, è lo scrittore più importante della modernità.
L’Illuminismo di Diderot e d’Alembert e tanti altri si è affermato a due secoli di distanza da Montaigne il quale ne è stato uno dei più importanti precursori. Nei tre volumi di “Saggi” da lui scritti gli argomenti ampiamente esaminati sono del massimo interesse proprio per quella modernità che toccò il massimo alla fine dell’Ottocento con il contributo importante anche della cultura italiana con Manzoni, Foscolo, Alfieri e vari altri. Questo fenomeno culturale con ripercussioni notevolissime anche sulla politica è partito dalla scoperta dell’America alla fine del Quattrocento, e poi si è sviluppato in un panorama molto esteso: l’Inghilterra elisabettiana e shakespeariana, la Francia dall’epoca del Re Sole in poi, a cominciare da Molière, la Spagna, la Prussia, la Sassonia e la Renania.
Bisognerebbe che una buona scuola si intrattenesse molto a lungo su questi temi, affrontando anche l’estendersi del processo di modernizzazione alle Arti ed esaminando anche le ripercussioni politiche che ne sono venute. Alessandro Manzoni, tanto per fare un nome, è una figura tipica nel romanzo e nelle poesie. Sainte-Beuve è il riscontro, il periodo è quasi il medesimo. Montaigne, ripeto, è il padre di questa fondamentale discendenza. Leggetelo o rileggetelo per creare una gioventù aggiornata, internazionale e perciò moderna. Del resto perfino papa Francesco è su questa strada.