Il leader leghista aspira alla dittatura: vuole diventare il Presidente d'Italia. E prima o poi, se la situazione non si modifica e l’opinione pubblica rimane quella di oggi, questo avverrà

I nostri lettori sono già da alcuni giorni al corrente, come tutti coloro che si interessano di politica, del voto che gli italiani, come tutti gli abitanti di nazioni appartenenti all’Unione europea, sono stati chiamati a dare domenica scorsa per rinnovare la pattuglia di deputati europei di nazionalità italiana.

Voglio chiarire con queste considerazioni un immaginario che spesso confonde le nostre idee. Noi abbiamo votato per cambiare la nostra rappresentanza nelle istituzioni europee ma nelle discussioni che si sono effettuate l’intera settimana che abbiamo alle spalle tutta l’opinione pubblica che si interessa di politica ha attribuito di fatto le cifre elettorali alle istituzioni italiane: Salvini e la Lega si sono sentiti fortemente accresciuti di numero, i 5 Stelle fortemente diminuiti, il Pd un po’ a mezza strada tra l’uno e l’altro ma di poco superiore a Di Maio e di parecchio inferiore a Salvini, così pure tutti gli altri gruppi di minore consistenza.

Su questi risultati è avvenuto il dibattito sui vari organi d’informazione e tra gli amici che a volte parlano di questo tema politico. Il fatto sta nella destinazione europea del nostro voto (per chi lo ha dato) che non modifica numericamente in nulla la situazione nel Parlamento italiano, anche se una modifica sostanziale esiste.

Fatta questa premessa possiamo esaminare gli effetti politici che essa ha avuto ed avrà nel futuro sui vari partiti e in particolare sui primi tre che abbiamo già nominato: Lega, Partito Democratico, 5 Stelle.

Come è noto esiste in Italia un governo del quale fanno parte Salvini e Di Maio. Il presidente del Consiglio è un importante avvocato fortemente politicizzato ma che non dispone di alcun partito: Giuseppe Conte. Al di sopra di tutto c’è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con i suoi poteri costituzionali. Il voto di domenica scorsa non modifica assolutamente in nulla questa struttura perché è destinato all’Unione europea, ma la modifica di fatto perché se le forze politiche italiane fossero chiamate per qualche motivo a votare nei prossimi giorni o mesi per rinnovare la partecipazione democratica alle Camere le cifre che conosciamo sarebbero probabilmente o comunque in gran parte conservate. Naturalmente è un’ipotesi che potrebbe anche essere stranamente contraddetta dai fatti.

Salvini e la sua Lega sono i padroni del vapore. Il governo attuale è costituito dall’alleanza tra lui e Di Maio ma il voto di domenica scorsa, ove dovesse essere ripetuto per l’Italia darebbe come minimo quei risultati o addirittura potrebbe ulteriormente favorire Salvini. Che in questo momento ha il vento che lo spinge in avanti mentre il suo partner ha un vento all’opposto che lo spinge all’indietro.

Ci avviamo dunque verso una vera e propria dittatura nei fatti anche se non nel diritto politico? Credo di sì o meglio temo di sì e l’ho scritto del resto più volte: Salvini aspira alla dittatura la quale tuttavia, almeno in parte, esiste già ma non ha alcun carattere pubblico. Secondo me Salvini quel carattere lo vorrebbe e prima o poi, se la situazione non si modifica e l’opinione pubblica rimane quella di oggi, questo avverrà. Naturalmente rappresenterebbe un trauma enorme non solo nella situazione italiana ma anche in quella europea. Ma in che modo le istituzioni italiane dovrebbero essere modificate? Basterebbe che alla scadenza della carica di Mattarella Salvini si presentasse come il suo successore? Non credo proprio: non avrebbe l’età per farlo (cinquant’anni) e il presidente della Repubblica esercita soltanto poteri costituzionali, importanti e se volete importantissimi ma soltanto costituzionali.

Non è questa la dittatura anzi, fino a che esisterà nel nostro ordinamento un presidente della Repubblica, la dittatura sarebbe impossibile. Del resto così avviene in tutti i Paesi che hanno una costituzione del nostro stesso genere. Ma non avviene in alcuni altri dove cambia la sostanza e anche il nome del numero uno che comanda tutti: il nome che si usa è quello di Presidente senza altri attributi: Presidente dell’Italia, Presidente della Francia (Macron usa già questo lessico costituzionale), Presidente dell’Argentina, Presidente del Cile e così via.

Così poi i dittatori assumono il loro pieno potere. Un tempo si chiamavano Imperatori in alcune nazioni, oppure Re e tuttavia c’è una differenza lessicale e non soltanto lessicale: il Re può anche essere costituzionale e così avviene per esempio nel Regno Unito, in Belgio e in altre nazioni anche se ormai il titolo di Re ha fatto il suo tempo.

Torniamo al Salvini che diventasse Presidente dell’Italia. Nulla vieterebbe l’esistenza di un Parlamento i cui poteri tuttavia sarebbero estremamente limitati e a disposizione del dittatore con una Camera più nominata che votata.

Personalmente penso che Salvini abbia questa idea in mente e veda l’incremento dei voti in suo favore come una premessa che di volta in volta diventa più vistosa e più interessante per i suoi progetti. Naturalmente questa ipotesi dovrebbe stimolare le opposizioni a un combattimento politico molto animato. Mi auguro di vederlo nei prossimi mesi.