È il mio turno di scrivere la rubrica per L’Espresso. Ho pensato di comporre una poesia, e oggi questo sarà il mio intervento sul nostro settimanale. La poesia è la seguente:
Un tempo i maschi andavano a caccia,
d’altre prede e di buon cibo erbose.
Le donne li facevano mangiare
e se loro volevano possederle
diventavano femmine godendo,
ma il tempo non passava mai
di memoria non c’era conoscenza
il presente di tutto era il padrone
con piccole tracce di passato
il futuro era ignoto.
Anche Socrate lo rimpiangeva
ma per morire s’era avvelenato
perché la legge lui voleva farla.
Corrono le stelle dell’universo
e noi giochiamo a tanti giochi
in attesa che tutto sia finito.
Il posto tocca all’energia del Caos
che incalza senza tregua
i numeri vaganti
altro non c’è