Satira Preventiva
Si tratta del primo caso di occupazione di un palazzo da parte di chi non ha alcun diritto. Secondo altri la spartizione risale alla legge Salica
di Michele Serra
I partiti rappresentati in Parlamento stanno preparando un documento comune per negare le accuse di lottizzazione della Rai. «La logica spartitoria», si legge nelle prime righe, «non fa parte del nostro ruolo, e nemmeno delle nostre intenzioni». Il documento è di difficile elaborazione perché a ciascun partito spetta scrivere un numero di righe proporzionale alla propria percentuale di voti. La singola riga assegnata alla Sudtiroler Volkspartei, per via del bilinguismo, è scritta in tedesco e in italiano e dunque diventa due righe: questo è causa di ulteriori discussioni e per il momento la stesura del documento è bloccata.
Le origini Ma quali sono le origini storiche della presenza dei partiti dentro la Rai? Secondo Gasparri di Forza Italia e Anzaldi del Pd (che hanno firmato il saggio a quattro mani “Perché ficcare il naso anche nel meteo è un dovere etico”) già nella Legge Salica era previsto che i direttori di rete fossero di nomina imperiale, e i capistruttura di nomina vescovile. All’epoca tutte le trasmissioni, non ancora via cavo, erano via cavallo: un messo consegnava ai pochissimi abbonati, in genere baroni, principi e alti prelati, il famoso palinsesto, una pergamena illustrata contenente gli ordini dell’Imperatore, con un piccolo spot in fondo a destra, in genere pubblicità di armature e di alabarde. Secondo altre fonti il controllo di viale Mazzini da parte dei partiti ricalcherebbe addirittura lo schema, antichissimo, dei Proci, primo esempio storicamente documentato di occupazione permanente di un palazzo da parte di gente che non ha alcun diritto di starci, non fa un tubo, ma in compenso dà parecchio fastidio. Chi preferisce attenersi al puro aspetto tecnico del fenomeno, sostiene invece che il sistema della lottizzazione sarebbe nato con l’introduzione delle macchinette di distribuzione automatica di caffè e bibite nei corridoi della Rai: per evitare l’anarchia, ogni partito ne controlla una. La prima fu inaugurata da Fanfani nel 1954. Quella finalmente assegnata al Pci, in un sottoscala, alla metà degli anni Settanta, era di fabbricazione sovietica e distribuiva panini al prosciutto difettosi, privi di prosciutto o privi di pane, e fu presto dismessa.
I metodi L’uso del morso e delle briglie è pura invenzione, una ricostruzione tendenziosa. La voce ha origine da un equivoco: nei primi tempi della lottizzazione il funzionario di nomina partitica si sistemava effettivamente alle spalle dell’autore televisivo mentre costui batteva a macchina la scaletta della trasmissione, o i testi del conduttore, e gli suggeriva i cambiamenti necessari, battendogli la mano sulla spalla per spronarlo e rassicurarlo al tempo stesso. I frequenti cambi di governo comportavano, a volte, la riscrittura del testo nel corso della stessa giornata. Oggi il sistema è molto meno invasivo: un drone, discreto e silenzioso, sorvola le redazioni, fornendo alle Reti tutte le informazioni necessarie su quanto sta per andare in onda.
Le tette Un tempo oggetto di attenta censura, con funzionari Rai che applicavano personalmente alle soubrette articoli di corsetteria contenitiva, oggi le tette non fanno più paura a nessuno, e come a Mediaset anche in Rai sono disponibili, in ogni studio, distributori automatici di tette, corredo essenziale di quasi ogni genere di trasmissione: recente il lancio, fortunatissimo, di documentari naturalistici con forte presenza di animali con le tette. Tutti i partiti sono, da tempo, a favore delle tette. Ma che fare, a questo punto, della notevole collezione di biancheria correttiva che giace inutilizzata nei magazzini della Rai, per giunta pagata con i soldi dei contribuenti? Con l’accordo di tutti i partiti, si è pensato di utilizzarla per dare una forma più sorvegliata alle parole. Opinioni e monologhi, con il reggipetto di bachelite che venne imposto a Lola Falana, o con le calze catramate che furono assegnate alle Kessler, fanno tutt’altro effetto, e possono infine arrivare in ogni casa senza turbare le famiglie.
Calmiere Come segno di buona volontà, i partiti hanno comunque deciso di calmierare le dichiarazioni di loro esponenti nei tigì, riducendole da venticinque a sole ventiquattro in ogni edizione del tigì. Resta in vigore, invece, la regola non scritta secondo la quale il giornalista che regge il microfono può rimanere anonimo, e non inquadrato, così che almeno non lo riconoscano i figli a casa, o i vecchi genitori.