Solo il 2 percento degli africani ha potuto essere immunizzato. Chi nei paesi ricchi sostiene l’obbligo dovrebbe essere in prima fila contro questa disuguaglianza

«La sofferenza degli Africani non è solo che sono poveri e che i bianchi sono ricchi, ma che le leggi fatte dai bianchi tendono a perpetuare questa situazione», diceva Nelson Mandela riferendosi alla segregazione razziale e all’impoverimento economico.


Nelle ore più buie della pandemia, quando il Covid-19 era ancora inafferrabile per la conoscenza scientifica, l’intera umanità fu costretta a tirare il freno del frenetico motore della socialità fisica. In quelle ore di incertezza, l’umanità fu obbligata a misurarsi con la fragilità dell’esistenza, con la labilità della conoscenza umana e con la vanità della materialità che aveva cannibalizzato gli aspetti immateriali della vita. In quelle ore, quando il tempo rallentò e lo spazio si dilatò, riuscimmo anche se brevemente a vedere finalmente l’altro e a guardarlo con gli occhi con cui ci guardiamo. Infatti, negli spazi di socialità virtuale si moltiplicarono manifestazioni di solidarietà e di compassione che lasciavano presagire un ritorno ad una normalità che sarebbe stata segnata da più umanità. Forse saremmo finalmente riusciti a porre fine anche a quelle ingiuste leggi che creano disuguaglianze e contro le quali aveva lottato Nelson Mandela nel corso della sua vita.

Fu in quel contesto che nacque lo spirito del sistema Covax, che aveva come principale obbiettivo «accelerare lo sviluppo e la produzione di vaccini contro il Covid-19 e di garantire un accesso giusto ed equo ad essi su scala globale», come sosteneva l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms). Infatti, lo straordinario e concitato sforzo dell’intera comunità scientifica fu quello di voler proteggere tutta l’umanità (senza escludere o lasciare indietro nessuno) attraverso un vaccino in grado di fermare quell’invisibile e silente pestilenza entrata nella nostra comunità causando indicibili dolori e incalcolabili perdite. Al riguardo, papa Francesco incoraggiò tutti ammonendoli nel contempo che «sarebbe triste se nel fornire il vaccino si desse la priorità ai più ricchi, o se questo vaccino diventasse proprietà di questa o quella nazione, e non fosse per tutti».

Osservando ed analizzando oggi l’andamento della campagna vaccinale su scala mondiale, si rischia di tradire quell’umanità ritrovata brevemente durante le ore buie della pandemia e di spegnere il fievole barlume di speranza che aveva illuminato i nostri passi nel corso di quella oscurità, visto che si sta pericolosamente soccombendo di nuovo alla tentazione dello spirito del cinismo e dell’avidità, che costringe alla segregazione e alla disuguaglianza. Al riguardo, basti ricordare che «la percentuale di adulti completamente vaccinati è del 2% - è il caso dell’Africa - nella maggior parte dei paesi a basso reddito, mentre è quasi del 50% nei paesi ad alto reddito», come riporta sempre l’Oms. Purtroppo sembrerebbe che le sofferenze patite dalle nostre comunità a causa della pandemia da Covid-19 non siano riuscite a tenere sveglie le nostre coscienze e a continuare a ricordarci che apparteniamo tutti alla medesima comunità umana.

Tuttavia questa deplorevole disuguaglianza vaccinale, completamente oscurata dalla duale dialettica che oppone da un lato chi è favorevole a rendere obbligatorio il vaccino e chi è contrario, rischia di perpetuare la circolazione del virus visto che si continua ad aver zone del mondo non immunizzate. Per coerenza di tesi, i difensori dell’obbligo vaccinale dovrebbero essere in prima linea nella lotta per un equo e giusto accesso ai vaccini. Come da consuetudine, si assiste alla difesa dei diritti umani ad intensità variabile nel tempo e nello spazio, che non rischia di scalfire, di ledere e di compromettere la convenienza del difensore di diritti. Questi ultimi diventeranno sempre dei privilegi finché la convenienza del difensore dei diritti umani avrà la supremazia sulla dignità del difeso.

Un’altra ingiustizia che sta accompagnando quest’apartheid vaccinale è la mancanza, soprattutto a livello italiano, di un green pass per gli invisibili vaccinati. Questo vuoto normativo, che impedisce di fatto alle donne e agli uomini resi invisibili di godere di diritti e servizi basilari, rischia di aprire una voragine di ricattabilità perché lì dove lo Stato è assente rischia di abbondare la malavita. Come diceva Nelson Mandela, la sofferenza e l’impoverimento sono spesso generati da leggi disumane.