L’intervento

In Bosnia la comunità internazionale soffia sul fuoco delle divisioni

di Zlatko Dizdaević   17 ottobre 2022

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Le scelte dell’Alto Commissario continuano ad alimentare le ripartizioni dello Stato su basi etniche

Le elezioni politiche in Bosnia Erzegovina - definite “ingiuste” da alcuni qualora si fossero svolte secondo la vecchia legge elettorale, e “inaccettabili” da altri se la stessa legge fosse stata cambiata sotto pressioni politiche - si sono tenute, seguendo la vecchia legge elettorale, domenica 2. ottobre. I risultati sono ancora incompleti, molte cose però vengono già messe in discussione. Nella sola Repubblica serba di Bosnia (Rs), la più piccola delle due entità della BiH, sono state presentate diverse denunce di manipolazioni nella costituzione di seggi elettorali, centinaia di irregolarità, addirittura 65 mila voti non validi o falsi, ecc. Dei 3.368.666 elettori iscritti nei registri (molti di più di quanti realmente siano oggi gli abitanti della BiH) ha votato il 50 per cento degli aventi diritto. Una coalizione di partiti perdenti in questa entità ha chiesto che i voti siano riconteggiati a causa delle provate irregolarità e frodi, soprattutto a favore del de-facto leader politico dell’entità, Milorad Dodik, il vincitore formale per la carica di Presidente della Rs.

Reportage
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La novità più importante è, tuttavia, la “caduta” del leader del partito dei bosgnacchi Sda, il bosniaco musulmano Bakir Izetbegović e figlio del “padre della nazione” Alija, che non è riuscito ad entrare nella tripartita presidenza BiH. La carica spettante ai bosgnacchi è stata conquistata da Denis Bećirović, membro del partito socialdemocratico e candidato della coalizione di 11 partiti “di sinistra”. Secondo i commenti di molti elettori, in questo caso «si è votato meno per Bećirević e molto di più contro Izetbegović». Evidentemente Izetbegović non è più amato tra i bosgnacchi, per tanti motivi. Il risultato elettorale del suo partito è rimasto stabile, ma questo difficilmente gli consentirà di influenzare la creazione di un governo. Infatti la capacità del Sda di entrare in coalizione è, a causa del suo leader, inferiore a quella dei partiti che supportano Bećirović. A parte queste curiosità elettorali e il grande dubbio sui consensi ottenuti da Dodik, si rinnova tra i croati del partito Hdz BiH la frustrazione per l’entrata nella Presidenza della BiH dell’“illegittimo” e odiato Željko Komšić, invece della loro candidata. A Zagabria questa frustrazione si è tradotta addirittura in una mozione affinché il Parlamento croato dichiari Komšić persona non grata in Croazia.

 

Nella notte dopo le elezioni, l’opinione pubblica è rimasta sorpresa dalla decisione dell’Alto Rappresentante della comunità internazionale in BiH, Christian Schmidt, di apportare modifiche alla legge elettorale e alla Costituzione dell’entità Federazione BiH. Già oggi possiamo constatare: i risultati delle elezioni sono più o meno noti, pochi sanno dove porteranno. Ovvero: non è importante sapere chi andrà al governo, lo è invece il fatto di non poter sapere su quali basi.

 

Le decisioni di Schmidt, nell’intenzione di contrastare le manipolazioni e l’ostruzionismo alla formazione del governo, rafforzano però il peso della componente etnica nell’organizzazione dell’intero Stato. Il che significa che favoriscono i conflitti all’interno del Paese che già tempo addietro hanno portato alla guerra.

 

La Comunità internazionale - nonostante la dichiarata riserva da parte dell’Ue a queste acrobazie teoriche e giuridiche di Schmidt - rinuncia al concetto della convivenza storica delle popolazioni della BiH, fondata sulla imprescindibile uguaglianza dell’individuo e non dell’etnia nell’ambito dello stato e della società. Oggi è stata rafforzata l’impostazione pro-etnica della BiH, con la soddisfazione del partito Hdz in Bosnia e in Croazia, nonché del presidente Vučić di Belgrado. I vincitori in questo “concetto” di organizzazione della BiH sono le oligarchie cui rispondono i tre partiti nazionalisti, così come i loro mentori dei due diversi mondi fuori dai confini bosniaci. Tutto ciò a riprova che l’accordo di Dayton è ormai superato e che è necessaria la costruzione di una BiH comunitaria basata sull’uguaglianza e la cooperazione e non sulla distruttiva logica etnico-nazionalista. Schmidt ha stabilito da solo, senza nemmeno una consultazione formale, che le nuove regole sono definitive. La cosa va a vantaggio del Hdz, inevitabile nel potere dei collettivi etnico-nazionali, e in sostanza a discapito degli individui e dei cittadini. Ecco perché il futuro della BiH, visti gli amari precedenti storici, oggi rimane incerto.

 

Traduzione di Nadira Sehovic