Opinione
Questa crisi di governo, vista dall’Europa, conferma i peggiori stereotipi sull’Italia
La parabola dell’esperienza Draghi sembra autorizzare il pregiudizio di inaffidabilità sul nostro Paese. Che aveva recuperato prestigio e credibilità
«Crisi di governo in Italia» questa notizia probabilmente non stupisce, né a Berlino, né a Monaco o a Parigi, coloro che comunque non hanno mai creduto che l’Italia possa essere un partner europeo chiave per affrontare le enormi sfide che ci troviamo davanti. I peggiori stereotipi, ancora presenti nelle menti di molti cittadini europei, sembrano confermati: Italia ingovernabile, Italia autoreferenziale, Italia che prende i soldi degli altri e guarda solo ai giochi politici domestici.
Un vero peccato, perché l’immagine dell’Italia non aveva mai visto un miglioramento come negli ultimi tempi con il governo Draghi. L’Italia, Paese di sogno per la maggioranza di cittadini europei che non hanno la conoscenza delle reali forze e debolezze del «Belpaese», si era schierata dalla parte degli attori seri dell’Ue. Nel corso della pandemia i partner hanno guardato all’Italia con un atteggiamento di partecipe solidarietà, ma anche di ammirazione per la capacità di reazione e resistenza nella crisi gravissima e per l’organizzazione più che prussiana delle misure di lockdown. Senza l’emancipazione degli stereotipi trasmessi da decenni sulla scarsa affidabilità degli italiani, senza l’autorevolezza internazionale di Mario Draghi, i 26 Paesi dell’Ue non avrebbero mai accettato l’immenso piano di investimenti Next Generation Eu che vede gli italiani maggiori beneficiari con miliardi di euro donati al Paese particolarmente colpito dalla pandemia, permettendo all’Italia gli investimenti e le riforme strutturali necessarie da tempo. Come spiegare al contribuente tedesco, francese o olandese che deve spendere per un Paese che, invece di mettere in atto l’agenda politica urgente, si diverte a giocare il vecchio gioco delle vanità politiche?
Ma non parliamo solo di immagini. La Francia e la Germania, tradizionalmente considerate il motore dell’Ue, si erano aperte all’idea di un terzo partner importante, per il suo peso economico, per il numero dei suoi cittadini e per il valore storico della sua cultura e civiltà. Nel 2021 la Francia e l’Italia hanno firmato il trattato del Quirinale, preparato da anni, che dà una risposta al trattato franco-tedesco di Aquisgrana del 2019. Rendere più strutturata e stabile la cooperazione in molti campi, dalla difesa alla scuola, per poter pesare di più a livello europeo, ecco l’obiettivo. La Germania dal lato suo si è sentita costretta a reagire per non lasciare nascere un secondo centro di potere europeo, soprattutto in vista di un’eventuale riforma del patto di stabilità che per la Francia e l’Italia va rifatto, per la Germania invece mantenuto. Il governo tedesco attuale sta dunque preparando un accordo di cooperazione rafforzata con l’Italia - meno di un trattato formalizzato, ma segno di un impegno forte e di un rapporto basato sulla fiducia. Tutto questo è rimesso in discussione con la fine del governo Draghi e con esso l’immagine dell’Italia adulta.
Molti italiani sottovalutano il peso e l’immagine positiva che il loro Paese ha attualmente in Europa. E questo è merito di Draghi innanzitutto. Certo che una crisi di governo fa parte dei sistemi democratici. Ma far cadere un governo senza pensare alle conseguenze, senza misurare l’impatto che un Paese importante come l’Italia ha sulla situazione europea e internazionale è semplicemente irresponsabile e contrario agli interessi dell’Italia stessa.
La reputazione si distrugge in un secondo, ricostruirla può richiedere anni. E che non ci si venga a dire che l’Italia non accetta lezioni o ordini da nessuno - guardare il proprio ombelico non basta nel contesto delle interdipendenze globali.
*Frank Baasner è direttore dell’istituto franco-tedesco a Ludwigsburg