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Opinioni
gennaio, 2023

La risposta è dentro di noi, ma sbagliata

La Politica è l’altra istituzione italiana oltre alla Chiesa che è di fronte a un bivio: cambiare o sparire

Anno nuovo? Stessa vita. Messi da parte i tipici propositi di buon inizio, spacchettate le agende nuove e lasciatisi alle spalle gli oroscopi del 2023 con i promettentissimi transiti planetari (la spiritualità è il placebo della borghesia, l’unica classe che se la può permettere), smaltite le feste insomma… ecco che arriva la realtà. L’anno nuovo è qui, ma quell’attesa rivoluzione che doveva portare sembra già svanita nei plumbei giorni di gennaio. I cambiamenti in cui speriamo siamo ancora noi a doverli creare.

 

Difficile ormai credere che qualche cambiamento possa venire, per la gente comune, dal mondo della politica, quasi un settore lavorativo in crisi impegnato in una gigantesca operazione di riposizionamento all’interno del Paese.

 

La Politica è l’altra istituzione italiana oltre alla Chiesa che è di fronte a un bivio: cambiare o sparire dal cuore delle persone. Le chiese di mezza Europa sono ormai vuote e si prevede che nel giro di qualche decennio la gran parte di esse saranno demolite o riadattate a strutture alberghiere e ristoranti. Non avendo un patrimonio immobiliare su cui fare cassa come la Chiesa (la sinistra avrebbe i circoli Arci ma non li frequenta perché sono un po’ da poveri), la politica cerca di rimodernarsi lasciando sempre di più la sensazione che il Reale, più che raccontarlo, lo rincorra. E purtroppo arriva sempre un attimo dopo. Il risultato sono le nostre elezioni sempre più disertate o quel sentimento di sfiducia nel sistema ormai ben radicato.

 

Che stia attraversando un momento di transizione la politica tutta ce ne rendiamo conto con la classe dirigente di TikToker e i loro risultati. In ordine: la rubrica Gli appunti di Giorgia (didattica, un po’ noiosa, con una smania di autoincensamento a tratti grillina); Salvini e Berlusconi li vediamo solo sulle pagine dei meme come IntrashTtenimento 2.0 presi giustamente in giro per i loro maglioni inguardabili o per un linguaggio desueto. Politici di sinistra rilevanti online? Nessuno, che da una parte potrebbe essere un bene (se non sai fare una cosa meglio non farla o studiarla, ma figurati), dall’altra suona come il morettiano «continuiamo così, facciamoci del male».

 

Così è iniziato un nuovo anno in cui alcuni sondaggi vi diranno che l’Italia cresce, altri che cresce meno e non saprete a quali credere ma di sicuro sapete che la benzina per ora è tornata alle stelle e le bollette del gas sono improponibili, così come comprare una casa per un precario, figura necessaria al mercato del lavoro e alla società che non sparirà, anzi. Si parla un sacco delle valigie coi soldi del Qatargate ma pochissimo degli stipendi italiani che aumentano troppo poco o del costo della vita e degli affitti nelle città del lavoro come Milano, perché sono argomenti considerati irrisolvibili. Troppo grandi per potervisi concentrare. La politica lavora sulla distanza breve del consenso.

 

Niente ormai fa sorpresa nell’alternarsi delle stagioni politiche. Così come per il cambiamento climatico, ci adattiamo a tutto. Avvocati sconosciuti che diventano presidenti, cicliche crisi di governo che rendono impossibile ogni riforma, corruzione, elezioni anticipate, stati di emergenza. Come se fosse un reality, qualcosa che non ci riguarda davvero. Perché in fondo la gente lo sa, che se cerca un minimo di stabilità, deve costruirla da sola. Non scoraggiatevi, cercate di farlo da voi, poiché nessuno, ma proprio nessuno, si illude che da decreto il cittadino debba esser felice. Quella è utopia.

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