La sua corsa alle suppletive per il posto che fu di Silvio Berlusconi offre un nuovo modello di coalizione valido per il futuro: non un cartello tenuto insieme da esigenze di schieramento, ma unito nella condivisione di progetti per l’affermazione dei diritti e delle libertà

Marco Cappato ha già compiuto un miracolo con la sua candidatura, una scelta in assoluta autonomia, costringendo le forze politiche di opposizione all’attuale governo a prendere posizione, senza contrattazioni. Alle iniziali adesioni convinte di +Europa, di Verdi-Sinistra, di Azione sono seguite quelle del Pd e dei 5Stelle. Il 22 e 23 ottobre a Monza si giocherà una partita a due per il collegio che fu di Silvio Berlusconi, tra Adriano Galliani e Marco Cappato, un vero confronto uninominale, tra due mondi diversi, due storie politiche e due vite antitetiche.

 

La scheda elettorale è chiara, senza le regole truffaldine della attuale legge elettorale che fa vincere chi ha meno voti. Prevarrà dunque chi avrà più consensi, senza alibi e artificiose alternative fra voto «utile» e voto «identitario». La candidatura di Cappato prefigura un nuovo modello di coalizione che può essere valido per il futuro: non un cartello tenuto insieme da esigenze di schieramento, ma unito e coeso nella condivisione di progetti per l’affermazione dei diritti e delle libertà, in un orizzonte di democrazia.

 

Marco Cappato, con l’associazione Luca Coscioni, ha fatto politica attraverso battaglie di scopo, utilizzando insieme gli strumenti del ricorso alla Corte Costituzionale e alla Corte europea per i diritti umani e quelli della disobbedienza civile. Unendo diritto e responsabilità personale, ha segnato un percorso originale per uscire dalla crisi della politica. Questa elezione suppletiva contiene un valore politico aggiunto perché si colloca a un anno dalla formazione del governo Meloni. Un governo che si è caratterizzato per la stretta autoritaria contro i giovani, i minori e i migranti: dal decreto anti-rave fino a quello Caivano e alle recenti norme per incarcerare gli stranieri richiedenti asilo per via amministrativa, fino a diciotto mesi. Per non parlare della retorica salvifica antidroga, con la prospettiva di ulteriore rigonfiamento del carcere tramite l’aumento delle pene per i reati di droga di «lieve entità», compresi quelli per la canapa.

 

Il voto di Monza è un’occasione straordinaria per condannare la retorica securitaria e la propaganda di odio. Ed è fuori luogo lo scetticismo di chi si astiene perché il suo voto non serve a nulla e viene tradito. Ogni donna e ogni uomo in questo caso decide e conta. Il messaggio vale soprattutto per i giovani che manifestano una radicata disaffezione dai partiti. Va ricordato che proprio i giovani poco più di un anno fa determinarono il successo travolgente nella raccolta delle firme per i due referendum sulla decriminalizzazione della cannabis e sulla eutanasia. Il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato, annunciando la bocciatura dei due quesiti il 16 febbraio del 2022, polemizzò in particolare con Marco Cappato. Quella decisione della Corte, tutta «politicista», bloccando la spinta referendaria di fatto impedì un nuovo sviluppo della vita politica fondato sulla partecipazione attiva dei cittadini e contribuì alla crisi di governo e alle elezioni anticipate.

 

Mi piace pensare all’ingresso nell’Aula di Palazzo Madama di Marco Cappato, per sedersi nel banco che occupava Emma Bonino: riprendendo il filo delle battaglie antiche e nuove, per la convivenza civile, i diritti, la democrazia.