Chi sale e chi scende
I flop in serie di Matteo Salvini, bullizzato anche da Giorgia Meloni
Il fallimento del raduno dei sovranisti a Firenze prima, la "diffida" alla premier sulle alleanze europee che ha ricevuto una risposta al vetriolo. Il leader della Lega non ne azzecca una. Le pagelle della settimana
CHI SALE
SARA FUNARO
L’assessora al Welfare di Firenze è stata scelta dal Pd come candidata alla successione di Dario Nardella. Nipote del democristiano Pietro Bargellini, «il sindaco dell’alluvione», potrebbe essere la prima donna a insediarsi a Palazzo Vecchio. Lei non è popolarissima (alle ultime comunali ha preso solo 2.009 preferenze) ma è spinta dal sindaco uscente e Schlein ha dato la sua benedizione. Ora si tratta di vedere se la scelta di evitare le primarie risulterà davvero una mossa vincente.
GIANNI LETTA
Anche se non è più nella stanza dei bottoni, anche se ormai non è il gran ciambellano di nessuno, Gianni Letta ha stupito tutti dicendo a voce alta che il premierato progettato da Giorgia Meloni sminuirebbe il ruolo e il potere del capo dello Stato. E quando Tajani l’ha chiamato per chiedergliene conto, lui ha risposto, serafico: «Se volete, smentitemi pure». A 88 anni, lui, che non ha cariche da conquistare né seggi da difendere, ha dimostrato al centrodestra cos’è la libertà di pensiero.
BELEN RODRIGUEZ
Una soubrette di successo non va a raccontare in diretta tv di essere caduta in una spaventosa depressione, chiudendosi in casa per settimane, a letto e al buio. Una corteggiatissima sex symbol non confessa di essere stata tradita dal marito non con una ma con più di dodici donne, e di averle chiamate tutte per avere la conferma. Lei invece l’ha fatto, ammettendo la sua fragilità e rivelando che a chiunque può capitare di precipitare nell’avvilimento e di dover chiedere aiuto. Chapeau.
CHI SCENDE
MATTEO SALVINI
L’idea di radunare i sovranisti europei a Firenze si è trasformata in un flop (Marine Le Pen e l’olandese Geert Wilders hanno mandato solo dei videomessaggi, come gli invitati a un matrimonio che se la cavano con un telegramma). E la sua ruvida diffida a Giorgia Meloni dal tenersi fuori da «un inciucio» nella nomina della prossima Commissione europea è stata liquidata con un commento al vetriolo: «Noi non ci siamo mai alleati con il M5s e con i socialisti». A differenza della Lega.
NICOLAS MADURO
Nel disperato tentativo di trovare una risorsa che faccia uscire il suo Paese dalla miseria in cui l’ha fatto sprofondare la democratura rossa dell’America Latina, il presidente del Venezuela ha deciso l’annessione del territorio e soprattutto del mare della Guyana Esequiba, dove è stato scoperto uno dei giacimenti di petrolio più grandi del pianeta. Ma non basterà il referendum-farsa organizzato da Maduro per evitare che divampi un nuovo focolaio di guerra, all’ombra degli Stati Uniti.
GIGIO DONNARUMMA
È vero che le papere dei grandi portieri finiscono nell’antologia del calcio, perché gli errori consacrano la grandezza, ma al portiere del Paris Saint-Germain – e della Nazionale – ne sono capitate due, una dopo l’altra, che gli sono costate due gol. Contro il Newcastle non ha trattenuto il pallone dopo una parata e contro il Monaco ha fatto un passaggio a un avversario. Così, dopo la sua espulsione nel match con il Le Havre i parigini hanno cominciato a borbottare: «Ah, les italiens!».