Noi e voi

«Sì, sono una sognatrice. Ma vorrei una scuola davvero uguale per tutti»

di Stefania Rossini   14 dicembre 2023

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La provocazione lanciata su L'Espresso da Carlo Cottarelli, quella di creare una formazione superiore unica, al centro di questa lettera che ci invia una lettrice. E voi che ne pensate? Scriveteci

Cara Rossini,

scrivo per esprimere la gioia che ho provato nel leggere l’articolo del prof. Cottarelli intitolato “Una provocazione. Scuola superiore unica per tutti”. Ho sempre pensato anch’io che non fosse giusto avere scuole di serie A e di serie B. Il pensiero sottostante è che ci siano cittadini di serie A e di serie B e che questa differenza debba essere perpetuata attraverso la scuola. La mia idea è forse anche più provocatoria. Visto che c’è l’obbligo di dieci anni di istruzione scolastica, si potrebbero fare due cicli di cinque anni uguali per tutti. Una scuola in cui si studiano, oltre alle materie di base, lingua e cultura greca e latina, utili per capire meglio il presente. E poi filosofia, teatro e musica. Lo studio della musica non deve essere un privilegio dei figli di famiglie benestanti.

 

La filosofia sarebbe un aiuto prezioso in un’età in cui i ragazzi cominciano a farsi domande fondamentali sul senso della vita. Davvero pensiamo che cominciano a ragionare a 17 anni? Poi arte e storia dell’arte, corsi di artigianato, educazione alla cittadinanza e alle relazioni di coppia. Nozioni di diritto e di economia. E una disciplina sportiva. Tutti hanno diritto ad avere per i primi dieci anni una formazione umana e culturale di alto livello. E farebbero la loro scelta più maturi sia per età sia per consapevolezza. È una scuola che richiederebbe tanti investimenti. Per questo bisognerebbe smettere di rubare soldi alla scuola pubblica per darli a quella privata. Datemi pure della sognatrice. Non mi offendo, anzi lo considero un apprezzamento.
Marina De Masi

 

La risposta di Stefania Rossini
Mi unisco ai sognatori, anche se con poca fiducia che qualcuno ascolti suggerimenti così avanzati. Una società che guarda con indifferenza, se non con soddisfazione, l’aumento delle disuguaglianze non ha l’abbecedario per condividere idee come queste. Valga la recente esperienza di un liceo classico dove il preside aveva tacitamente creato una sezione per studenti destinati a formare la futura classe dirigente. Venivano scelti anche in base ai voti, ma soprattutto sulla condizione familiare con la convinzione che, se erano un po' testoni, sarebbe stato questo super-liceo a forgiarli. Nel lontano 1962, una classe dirigente che sapeva dare sostanza ai sogni aveva invece abolito la separazione tra scuola media e avviamento professionale, che fino a quel momento segnava per sempre la vita di bambini di 11 anni. Da allora in poi, sulla scuola soltanto riforme irrilevanti. Ben vengano quindi sogni e provocazioni che mirano a rendere tutti cittadini di serie A.