Pubblichiamo il contributo che sarebbe dovuto uscire sul numero in edicola il prossimo 5 marzo

Qualche giorno fa gli americani hanno abbattuto un pallone spia cinese. Dai resti recuperati, pare che ci fossero delle antenne usate per carpire informazioni. Da che mondo è mondo, le spie hanno sempre usato i mezzi che la tecnologia metteva a disposizione per esercitare il loro mestiere. Anche se nell’immaginario collettivo gli agenti segreti sono perennemente vestiti come James Bond nei vari 007 e bevono Martini molto secchi, non ci meraviglieremo se adesso sono telecomandati da qualcuno che sta dall’altra parte del mondo.

 

Ma la cosa interessante è che, dopo quel pallone spia, sono stati abbattuti altri oggetti volanti non identificati, i cosiddetti ufo, nei cieli degli Stati Uniti e del Canada. I militari statunitensi si sono subito premurati di smentire, dicendo di non sapere di cosa si trattasse, ma di essere certi che non fossero alieni. Come fanno a dirlo? Durante il seguitissimo programma televisivo mattutino “Viva Rai2!”, dalla sua postazione Fiorello si è messo a guardare nella stessa direzione verso cui il pubblico puntava i cellulari e ha notato un oggetto volante che poteva assomigliare a un ufo. Lo era davvero o anche quello era un pallone spia? Se era uno scherzo, peccato.

 

A dirla tutta, dopo averne viste tante, non mi sarebbe dispiaciuto fare conoscenza con un extraterrestre. Non gli chiederei di essere portato via, come dice la nota canzone di Eugenio Finardi. Ma, se gli alieni fossero davvero arrivati fino a qui, potrebbero aiutarci a risolvere la guerra in Ucraina e, perché no, qualche altro problemino che ci affligge.

 

Per esempio, con la loro supposta saggezza, potrebbero dire una buona parola su come ci si regola da loro con gli «sfruttati sessualmente». Gli attori Olivia Hussey e Leonard Whiting, entrambi sui settanta, solo adesso hanno citato in giudizio la Paramount Pictures che cinquantacinque anni fa, quando erano minorenni, li avrebbe costretti a girare una scena di nudo nel film "Romeo e Giulietta” di Franco Zeffirelli. Trauma di cui ancora porterebbero i segni e che, a detta loro, oggi varrebbe un risarcimento da 500 milioni di dollari, da incassare subito. Se erano tanto turbati, come mai ai due non era venuto in mente prima di sporgere denuncia?

 

In tempi di Lgbtq plus, in teoria, i tabù dovrebbero essere caduti e soprattutto non dovrebbe più sussistere l’annoso problema dei ruoli sessuali. Invece, una signora di Rho è stata accusata sui social di propagare nel Belpaese una «mentalità ottusa, patriarcale e retrograda» per avere organizzato dei corsi di bon ton, trucco, portamento, dizione e acconciatura, pubblicizzati da una locandina dove una bambina ha in testa una corona da principessa. Che cosa? Un corso solo per bambine? Precluso ai maschietti? Per insegnare da subito alle piccole donne che solo con un’apparenza da principesse potranno sfondare nella vita?

 

Ha avuto il suo bel da fare la povera organizzatrice, giovane madre di due femmine e un maschio, a dire che l’idea del corso le era venuta proprio giocando con i suoi figli: il maschio con lo smalto e le femmine con il martello di Thor. Perché, ha detto, tutto serve all’autostima e a incoraggiare i bambini a diventare qualsiasi cosa vogliano. Principesse, vichinghi o alieni.