Pubblicità
Opinioni
marzo, 2023

Ecco perché funzionano le sanzioni contro la Russia

Tutti i dati indicano che il Pil di Mosca è calato parecchio. E invece le economie di Europa e Italia crescono

Passato un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, è tempo di rivisitare una questione molto dibattuta fin dall’inizio: le sanzioni economiche imposte alla Russia stanno funzionando o fanno più male all’Europa e, in particolare, all’Italia?

I dati pubblicati dalle autorità russe sono scarsi, ma il numero del Monetary Policy Report della Banca di Russia (la Banca Centrale del paese) uscito il 20 febbraio riporta i dati del Pil per il 2022.

La caduta del Pil è stata del 2,6% in media annua, non poco. Ma ancora più rilevante è il calo se guardiamo ai dati in corso d’anno: tra il quarto trimestre del 2021, l’ultimo trimestre pre-guerra, e il quarto del 2022, la caduta è del 4,6%. Come si pone questo dato rispetto al resto del mondo? Secondo il World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale (FMI) di gennaio 2023 nessuno tra i principali paesi del mondo ha avuto una crescita negativa nel corso del 2022. Tra i paesi emergenti (quelli con cui la Russia si deve confrontare) il tasso di crescita più basso è stato quello della Nigeria, che, col suo 2,6%, sorpassa la Russia di oltre 5 punti percentuali. Quindi, l’economia russa ha sofferto parecchio nel 2022.

Certo, le previsioni iniziali delle principali organizzazioni internazionali erano molto peggiori: nell’aprile 2022 l’FMI aveva previsto un crollo del Pil russo dell’11,4% in corso d’anno, previsione che avevo all’epoca avevo considerato come troppo pessimistica. Ma la caduta del Pil è stata rilevante, come è stato rilevante il calo del commercio internazionale russo, con importazioni (presumibilmente proprio per effetto delle sanzioni) scese del 17,7%.

Che effetto hanno avuto le sanzioni sull’Italia? Le nostre esportazioni verso la Russia erano solo l’1,5% del totale. Non credo sia stato molto utile impedirci di esportare scarpe di lusso in Russia, ma, comunque, visto il limitato volume di esportazioni, l’effetto macroeconomico è stato trascurabile. La principale paura era però che l’aumento dei prezzi del gas russo potesse far deragliare la ripresa. Che quell’aumento sia stato l’effetto indiretto delle sanzioni è discutibile, ma, in ogni caso, l’economia italiana ha continuato a crescere. Dopo un debole primo trimestre del 2022 (+0,1% sul trimestre precedente), la crescita del Pil nel secondo trimestre è stata spettacolare (1,1%). Forte anche quella del terzo trimestre (0,5%), mentre solo nel quarto c’è stata una leggera flessione (-0,1%), peraltro causata probabilmente più dall’aumento dei tassi di interesse per rispondere all’elevata inflazione che dai costi dell’energia.

Quindi, dopo l’introduzione delle sanzioni, l’economia russa ha sofferto, al contrario di quella italiana. E di quella europea che pure ha continuato a crescere. Almeno a prima vista, le sanzioni non sono state economicamente irrilevanti. Che questo abbia avuto un effetto sostanziale sulla capacità bellica russa è però tutt’altra cosa. Un’economia in guerra (pardon, in “operazione militare speciale”) sopporta ben altro di una recessione economica. Ma questo si sapeva fin dall’inizio.

Perché le sanzioni, allora? Perché comunque costituiranno un importante elemento di negoziazione quando, si spera presto, ci si siederà al tavolo per interrompere le ostilità.

L'edicola

La pace al ribasso può segnare la fine dell'Europa

Esclusa dai negoziati, per contare deve essere davvero un’Unione di Stati con una sola voce

Pubblicità