Con questa classe dirigente non andremo da nessuna parte, diceva Nanni Moretti. Ed è una frase sempre attuale. Chi governa punta soltanto al consenso, ma il risultato è che la gente sfiduciata diserta le urne

In un’intervista al Corriere del Veneto, la madre di un ragazzo morto in un incidente stradale dice di essersi sentita sola, dimenticata dallo Stato, in questo anno di tempo in cui cercava giustizia. Non tanto per il patteggiamento a tre anni e sei mesi ottenuto dal poliziotto che lo ha ucciso, quanto per la richiesta di 183 euro recapitatale per pulire l’asfalto dal sangue del cadavere del figlio; oppure per la raccomandata che le intimava di recuperare la carcassa del motorino sequestrato dalle indagini per evitare una sanzione per ogni giorno di ritardo. Quanto può essere tollerata la mancanza di umanità in funzione di qualche efficienza burocratica come rientrare di poche centinaia di euro nelle casse dello Stato? Quando è che la burocrazia ha sostituito l’educazione rendendola subalterna e di conseguenza sempre meno praticata anche dai cittadini?

 

Il fatto è questo: la signora è sola davvero. Siamo soli tutti tranne chi è molto ricco e può permettersela la solitudine. Il mio non è un messaggio nichilista o lamentevole, non è antipolitica o disfattismo, ma una limpida consapevolezza acquisita nel corso degli anni. Sono sole le donne che vanno a denunciare le molestie da parte di uomini stalker e violenti, sono sole le famiglie e gli amici di queste donne dopo che vengono regolarmente uccise. Sono soli i poliziotti che prendono le denunce e attuano i protocolli attenendosi alla legge pur sapendo che non saranno abbastanza e che non avranno risorse e personale e mezzi per seguire quel caso.

 

Siamo soli perché la politica è ammalata di presente, come se fosse quotata in una Borsa del consenso, deve sempre e solo occuparsi dell’adesso. Uno dei temi della settimana è stata la pomposa declamazione degli aumenti delle pene per i crimini da parte del governo. Una smania repressiva che fa leva tendenzialmente su un bisogno di sicurezza.

 

Racconti alle persone che ci sarà più carcere per chi commette reati e quelle dovrebbero stare più tranquille. Sentiamo Matteo Salvini invocare il carcere pure per i minorenni ma non lo si è mai sentito parlare di come riformare le strutture fatiscenti e sovraffollate per cui siamo fanalino di coda in Europa (solo a Viterbo questa settimana sono morti due uomini in 24 ore e ci sono state due rivolte), nemmeno di costruirne di nuove visto che non ci sono i soldi. Al ministro, come a chiunque nel governo parli del tema, importa piuttosto creare nella mente dei cittadini l’idea che sarà più carcere a renderci sicuri, sapendo che non è quella la risposta al problema della sicurezza ma ripetendola solo per ottenere consenso.

 

Se questo è il ritmo della politica è facile capire come mai la popolazione (non voglio limitarmi ai giovani) diserti le urne. Sono anni di crisi di miti che credevamo incrollabili, tra cui la partecipazione politica per come la conoscevamo nel ’900, poiché la gente è disillusa sulla sua efficacia. Nanni Moretti diceva: con questa classe dirigente non andremo da nessuna parte. Sono passati i decenni e sono cambiate le classi ma la frase è sempre molto attuale. Il lato positivo può essere che ognuno impari a salvarsi da solo. Coltivate un amore, costruitevi degli interessi e delle vie di fuga, a oggi la salvezza o l’ispirazione non vengono, ahimè, dallo Stato.

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